Più di 200 animali in un girone dantesco. Denunciato gestore di un canile
I carabinieri di Neviano hanno deferito un 53enne. Aveva tutte le autorizzazioni e convenzioni con tre Comuni. Ma gli animali, alcuni dei quali feriti, vivevano tra gli escrementi e mangiavano pane secco. Trovate in una gabbia anche tre carcasse
NEVIANO – Un odore nauseabondo di escrementi e due carcasse di animali morti da almeno una settimana. Ferite sulla gola, ma anche in altre parti del corpo. Pane secco o andato a male, nessuna pulizia delle gabbie, di dimensioni peraltro al di sotto degli standard di legge. Una scena raccapricciante si è presentata ai carabinieri e al personale del servizio veterinario della Asl di Galatina quando è stata fatta irruzione in un canile di Neviano, denominato "Center Dog".
Una struttura lager, ma non fantasma, anzi. Le autorizzazioni le aveva tutte, G.F, 53enne di Neviano, denunciato a piede libero per maltrattamento di animali, truffa aggravata e sversamento di rifiuti speciali su terreno. Il suo ricovero per randagi - dove si offriva assistenza sanitaria e servizio pensione, così recita il cartello all'ingresso - era convenzionato con ben tre comuni (Neviano, Aradeo, Monteroni di Lecce). Di cani i militari della locale stazione e i veterinari ne hanno contati più di 200, a fronte di una capienza nominale di 65 esemplari.
Durante i servizi di osservazione, ripetuti nel tempo, i carabinieri non hanno mai visto né l’uomo né altre persone introdurre alimenti. Continui erano invece i latrati e nauseabondo l’odore che si sprigionava nell’aria soprattutto nelle prime ore della notte. I sospetti nati con le notizie di presunti maltrattamenti di cui erano stati messi al corrente i militari nelle settimane precedenti, si sono, purtroppo, dimostrati fondati.
I controlli successivi hanno consentito di ritrovare dieci microchip installati su animali la cui morte non era stata comunicata, con il risultato che il gestore continuava a ricevere le dovute indennità dagli enti, per cani deceduti anche mesi addietro. Al momento dell’irruzione i carabinieri hanno trovato in funzione un’idrovora con la quale i liquami provenienti dai pozzi del canile venivano sversati in un terreno agricolo.
L’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro della struttura e il divieto di introdurre altri animali oltre a quelli presenti, con l’obbligo per il gestore di provvedere decentemente alle esigenze primarie dei cani in attesa che venga trovata una adeguata collocazione.