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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Via delle Giravolte

Sfratto in via delle Giravolte, c'è pure un malato che dorme in strada

L'immigrato rifiuta di farsi portare in ospedale. "Vuole morire lì" denunciano i senegalesi che questa mattina si sono recati in Prefettura, documenti alla mano, per trovare una soluzione istituzionale all'emergenza abitativa

 

LECCE - Se la povertà e l’indigenza avessero un nome, a Lecce, sarebbe quello di vico delle Giravolte. Ed un volto, più di uno, quasi trenta, quello degli immigrati senegalesi e marocchini sfrattati “di punto in bianco” dalle abitazioni fatiscenti dei civici 15, 17 e 19 di proprietà del famoso trans “La Mara”, al secolo Antonio Lanzalonga.

Le impietose operazioni di sgombero sono cominciate ieri: niente più letti, suppellettili, oggetti di proprietà. Tutto è stato rimosso dopo il sopralluogo della Asl e delle forze dell’ordine, datato 18 giugno che ha confermato la brutale realtà di quelle case, con annessi problemi statici già rilevati dall’ufficio incolumità pubblica del settore urbanistica. Le gravi carenze igienico sanitarie riscontrate sono l’ovvia conseguenza del mancato allaccio alla rete idrica e fognaria. I muri ricoperti di muffa e senza più residui di pittura. L’inevitabile cattivo odore che ha reso la convivenza con i residenti di quel pezzo di centro storico, quanto meno forzata.

Il ritratto è impietoso. Una fotografia della più totale noncuranza, del degrado che salta agli occhi quando si tratta di raccogliere una solidarietà trasversale quanto vuota, perché priva di soluzioni concrete. Tant’è che nelle prime ore della mattinata, quando gli immigrati cercavano rifugio all’ombra del portone della Prefettura di Lecce, in attesa di essere accolti per cercare una sponda istituzionale al dramma privato, nessuno è accorso a dare sostegno.

Sono ambulanti, non guadagnano un bel nulla. Ma l’indigenza dovrebbe essere un valido motivo per dormire in strada, anche in condizioni estreme? “C’è un malato grave che è stato cacciato da casa, ha dormito all’aperto, davanti all’uscio e rifiuta di farsi accompagnare al pronto soccorso. Vuole morire lì”, dicono. Il portone di legno della sua abitazione verrà murato.

Loro se la prendono, senza molti giri di parole, con le suore benedettine che hanno ereditato gli immobili, a quanto pare intenzionate a rimettere a norma le abitazioni. Forse per affittarle, più probabilmente per ovvi motivi di sicurezza pubblica. E respingono ogni accusa di abusivismo, esibendo documenti ingialliti dal tempo, vecchi contratti di affitto, qualche ricevuta. Fanno fotocopie per ammantare di dignità il diritto universale ad una casa, degna di questo nome. Soprattutto non ci stanno a passare per clandestini e hanno voluto dimostrare al prefetto di Lecce la regolarità della loro condizione e dei permessi di soggiorno.

“Il prefetto pensava fossimo tutti clandestini, così gli avevano detto. Quando si è accorto dell’errore, ha chiamato il Comune di Lecce per chiedere di trovare subito una soluzione”, riferisce il portavoce del gruppo, Mohammed Haouari. 

Davanti alla Prefettura per cercare una soluzione

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