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Cronaca Viale dell'Università

Viale dell'Università, senzatetto sfrattati fra i colpi di scena

In mattinata, la "storica" coppia accampata sui marciapiedi in zona Porta Rudiae, è stata allontanata dai vigili. Nell'estenuante "trattativa", assistenti sociali, ma anche amici e giornalisti. Sosterà, momentaneamente, in un b&b

 

LECCE - Se durante la mattinata fosse stato presente, Pasolini ne avrebbe tratto un'antologia dell'emarginazione. Magari dando seguito alla sceneggiatura del suo drammatico film intitolato "Accattone",  uscito nel 1961.  La differenza sta che nel plot reale, quello che si è svolto per oltre tre ore, in viale dell'Università, nessuno dei protagonisti ha mai pensato di abbandonare la via del riscatto, come invece aveva  fatto Vittorio l'accattone, nei fotogrammi del lungometraggio. Veronica Piggini e Riccardo Martina, più conosciuto come "Dino", sono una coppia che, fino a pochi istanti fa, ha vissuto accampata sul marciapiede di uno dei parcheggi, nei pressi di Porta Rudiae. L'area destinata ai posteggi delle auto, nel corso di numerosi mesi, non è stato solo il loro nido, ma la stessa fonte di reddito. L'uomo, infatti, 51enne, è lo  storico "parcheggiatore abusivo" di un'altra zona, quella del Piazzale Tito Schipa. Si alza tutte le mattine intorno alle 5,30, mentre la propria compagna, più anziana di un anno, si occupa di produrre artigianalmente  piccoli oggetti in cuoio. Terminata l'attività quotidiana, ad attenderli, sul solito marciapiede, tende e coperte, allestite accanto al loro unico, piccolo furgone.

Alle 8,30 di questa mattina, sono stati sfrattati dal marciapiede. Gli agenti della polizia municipale, sono arrivati assieme ai dipendenti della Lupiae Servizi, per portare via, presso il deposito comunale, tutti gli effetti personali della coppia. La proposta, concordata da Palazzo Carafa, assieme al team di assistenti sociali che ha seguito il caso, è quella di destinare la coppia provvisoriamente in un b&b di Castromediano, per poi trasferirli, nei prossimi sei mesi, presso l'ostello della Gioventù di San Cataldo, in attesa di un'ulteriore sistemazione, in vista dei mesi estivi. Nella nuova struttura, gestita dal Comune che ospita, tra gli altri, anche una corposa comunità di immigrati. Una soluzione che, probabilmente, avrebbe fatto gola ai circa duecento homeless leccesi, che alla donna, tuttavia, proprio non è andata giù.

12-6-2"Questa è una presa in giro - è ciò che ha lamentato, disperatamente, nel corso della mattinata Veronica Piggini - io posso svolgere la mia attività solo in una piazza come quella leccese. Qui sono presenti i turisti, che permettono la vendita. Il mio compagno, con problemi alla vista, non potrebbe percorrere quotidianamente il tragitto da San Cataldo a Lecce per eseguire la propria mansione, peraltro abusiva. Mentre il primo autobus, dalla marina, parte non prima delle 7,30 del mattino. Ci hanno rovinato l'esistenza, non si rendono conto che siamo affetti da gravi problemi di salute".

Sarà per questo se, in un frammento di secondo, quella che doveva  essere l'increspatura del suo volto risentito, si è abbattuta con l'imprevedibilità di un'onda anomala. Ha afferrato una siringa, arroccandosi davanti alla sua tenda-fortino. Puntandosela contro l'avambraccio, ha minacciato i presenti, terrorizzati: "Non portate via le mie cose, o inietterò aria nelle mie vene". L'intervento del personale medico del 118, chiamato dagli agenti della polizia municipale, ha fatto scappare la donna a gambe levate. Solo dopo averla rintracciata, con l'aiuto del proprio compagno, si è dato il via ad un'estenuante trattativa "allargata", per decidere, orientare e consigliare la destinazione della coppia.

A ciascuno dei presenti è stato attribuito il ruolo di mediatore, non solo alle due assistenti sociali. Alcuni amici fidati dei due senzatetto - che nel tempo hanno preso in carico le loro sorti, ma anche le loro istanze - hanno, assieme agli stessi giornalisti, tentato di convincere i due ad accettare la proposta giunta da Palazzo Carafa. Dopo i tentennamenti, le contraddizioni, le paure di essere dimenticati da tutti una volta a San Cataldo, la coppia ha approvato la settimana presso il b&b in zona Castromediano - per un costo di 50 euro per notte, a carico dell'amministrazione comunale - riservandosi la scelta dei  mesi successivi, ai prossimi giorni. Concedendosi, quanto meno, una doccia calda e un letto più comodo.  Intanto il loro Ape Car, verrà rimesso a nuovo, con i 100 euro stanziati dal Comune.

2-240-15"Abbiamo vissuto fino ad ora anche  grazie  alla solidarietà dei passanti, che ormai ci conoscono e che non ci hanno mai fatto mancare il cibo. Talmente tanto che, a volte, siamo stati costretti a donarlo a nostra volta" ha raccontato l'artigiana, milanese di origine. "Per quanto riguarda i servizi igienici, per poterci lavare, abbiamo contato sulla disponibilità dei commercianti della zona o sulla nostra capacità di adattamento. Di notte, e al freddo. Come, del resto, abbiamo dimostrato spirito di adattamento anche nel non lasciarci intimorire da episodi di aggressione e violenza nei nostri riguardi. Che certamente, negli ultimi tempi,  non sono mancati".

Durante gli anni Novanta, hanno vissuto in una casa di via Trieste, successivamente ceduta dal Comune, a detta della donna, durante i suoi tre mesi di permanenza in una comunità. Poi l'occupazione di un'abitazione in via Ferrante d'Aragona, per oltre 12 anni. "Sempre e soltanto soluzioni precarie, che non mi permettono di svolgere in serenità la mia attività artigianale", ha protestato "l'inquilina" del marciapiede. "Poi è stata la volta di un terzo appartamento, molto signorile, dove mi è stata impedito di lavorare la pelle per via dei mobili antichi. Perché non riconvertire aree, come quella dell'ex Istituto Margherita, di fronte al vecchio ospedale, e assegnandole ai senzatetto come noi?". Parole inquietanti, nel contesto di emergenza abitativa balzata agli onori della cronaca, nelle ultime 48 ore.

Lo sfratto dal marciapiede: una trattativa durata ore

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