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Cronaca

Si fa insaponare glutei da bambino, indulto annullato

Si sarebbe fatta insaponare i glutei da un bambino di 10 anni, che i genitori le affidavano: per la Cassazione è violenza sessuale. Gli ermellini hanno ripristinato la condanna a un anno e dieci mesi

Rischia il carcere l'adulto, il genitore o l'affidatario che si fa lavare il fondoschiena da un minorenne. Per quanto tra l'adulto e il piccolo ci sia confidenzialità, sottolinea la Cassazione, si tratta di un atto con chiara "finalità erotica" tale da "incidere negativamente sul regolare sviluppo della sfera sessuale" del minore. Ecco perché la terza sezione penale ha reso definitiva la condanna ad 1 anno e 10 mesi di reclusione per atti sessuali nei confronti di A. P., una 63enne di Lecce colpevole di essersi fatta insaponare il fondoschiena da un bambino di 10 anni, probabilmente il figlio di un suo amico. Nella sentenza, infatti, non si evince quale fosse il rapporto tra l'adulta e il ragazzino fatto sta che si trattava di una signora che aveva molta confidenza con il piccolo Antonio che, ricostruisce ancora la sentenza, rimanendo "vestito e fuori dalla vasca da bagno" insaponava il fondoschiena della donna mentre si faceva la doccia.

La vicenda è finita in un'Aula di giustizia e la Corte d'Appello di Lecce, il 25 gennaio scorso, confermando la sentenza di primo grado, aveva condannato A. P. ad 1 anno e 10 mesi di reclusione per gli atti sessuali compiuti con il ragazzino che i genitori le affidavano come se fosse una specie di 'zia'. Il bambino ed il fratello, secondo quanto emerso dalle indagini, erano spesso in compagnia della donna. Il giudice di merito, però, riconoscendo il caso di minore gravità le aveva applicato l'indulto. Da qui il ricorso in Cassazione della Procura di Lecce che ha sostenuto coma la legge 241 del 2006 non prevedesse l'applicazione dell'indulto per reati così gravi.

I giudici di Piazza Cavour hanno accolto il ricorso della Procura che ha confermato la condanna della "zia" eliminando l'indulto. In particolare gli 'ermellini' rilevano che "per la parte anatomica su cui l'azione del piccolo si è svolta, non può esservi dubbio alcuno che l'invito abbia avuto un movente ed una finalità erotica". Insomma, spiegano ancora i supremi giudici, "si è trattato di un gesto di sicura valenza sessuale in quanto diretto all'appagamento di un istinto di tale natura del soggetto che per raggiungere tale scopo si è avvalso della collaborazione di un bambino di 10 anni, precocemente coinvolto in un'esperienza di tipo erotico idonea ad incidere negativamente sul regolare sviluppo della sua sfera sessuale". Senza successo la "zia" ha sostenuto che il gesto fatto compiere al ragazzino non era "malizioso". Sbagliato poi per la Cassazione applicare l'indulto per un reato come quello di atti sessuali con minorenne "anche nel caso che il fatto sia stato ritenuto dal giudice di minore gravità".

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