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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Vernole

Signori, questo è un fringuello. E c'è chi gli spara

Padre e figlio sparano ad un fringuello. Scoperti dalla forestale inveiscono contro gli agenti. I due vanno sotto processo e pagano la multa. Con le scuse ufficiali

Signori, questo è un fringuello: specie che nidifica in tutta Europa, Asia occidentale e Africa settentrionale. In Italia risulta stazionario, comune e numeroso durante il passo e il ripasso (settembre-novembre e febbraio-aprile). Le caratteristiche zone di svernamento sono il bacino del mediterraneo, qui da noi, e Africa settentrionale. Ora, chi può sparare a una bestiola simile, tra le altre cose specie protetta a cui è severamente vietata la caccia? Padre e figlio, ahimè leccesi. Il padre che insegna al figlio come andare a caccia in tempi così di carestia, dove l'unico modo per combattere la fame e sopravvivere è andare a sparare armati di doppietta a tutto ciò che si muove nell'aria. E non solo. Poveri.

Siamo al 29 gennaio del 2006, ultimo giorno di stagione venatoria. La zona dove succedono i fatti è Torre Specchia, Comune di Vernole. Cinque agenti del Corpo forestale in servizio da quelle parti, incontrano padre e figlio reduci da una dura giornata venatoria e comunque decidono di dare un'occhiata alla cacciagione che i due si portano dietro. E scoprono, gli agenti, che hanno abbattuto il povero fringuello, una specie di passero, con le piume più colorate. Ovvio che quelli della Forestale contestano loro il reato. Ma per tutta risposta, padre e figlio, reagiscono con una dura aggressione verbale nei confronti degli agenti, frasi irripetibili pronunciate dalla coppia di cacciatori e che solo per la pazienza e la professionalità degli agenti la discussione non degenera in uno scontro fisico.

Sullo sfondo quel che resta del fringuello perforato dai pallini, il trofeo di caccia clandestino che magari avrebbero voluto esibire la sera in famiglia e poi mangiare. Al forno? Niente da fare. Programma saltato. La sfuriata a padre e figlio è costata una bella denuncia per ingiurie e minacce a pubblico ufficiale. Ma la cosa non è finita lì. Padre e figlio - ci va di sottolineare il grado di parentela perché uno si aspetta che l'educazione ambientale in famiglia sia tra i cardini del saper vivere - sono stati rinviati a giudizio dal pm titolare dell'inchiesta Marco D'Agostino.

Gli agenti del Corpo forestale di Lecce, dal canto loro, dopo la sentenza di questi giorni, hanno pensato bene di devolvere in beneficenza all'associazione "Cuore Amico" la somma di denaro che il giudice ha comminato ai due cacciatori a titolo di risarcimento per le minacce rivolte, oltre alle scuse ufficiali per le ingiurie. Troppa clemenza, aggiungiamo noi. Ci sarebbe piaciuto che le scuse, i due, le avessero dovute rivolgere anche tra i banchi delle scolaresche. Non si spara ad un passero indifeso. E, ancor, peggio, pretendere a tutti i costi la preda.

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