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Cronaca

Silenzio giallorosso. poi, il coro: "Sergio, Sergio"

Centinaia di persone per l'ultimo saluto al giornalista leccese tragicamente scomparso in Francia, fra striscioni e magliette dei tifosi e dei suoi cameraman. Ruppi: "Ci lascia una grande eredità"

Iniziano a battere le prime mani, quando passa il feretro, poi l'applauso si gonfia in pochi istanti e come un'onda che accumula forza e imponenza sul proprio cammino, diventa un'ovazione travolgente che si leva immensa, trasformandosi infine in un coro che rimbalza sulle pareti barocche di piazza Duomo e colma l'aria: "Sergio, Sergio, Sergio". E' in quel momento che il dolore composto e discreto di lacrime che da ore rigano centinaia di volti silenziosi diventa un'unica voce, quella del popolo, di un popolo giallorosso che si è raccolto intorno alla famiglia di Sergio Vantaggiato, sfidando un caldo impossibile, per tributare l'ultimo saluto al giornalista, allo sportivo e prima ancora all'uomo; uno uomo che fra quella stessa gente è cresciuto e che per lei ha raccontato con un invidiabile equilibrio, dietro al quale si celava una passione sfrenata per la maglia, le pagine di tutto l'ultimo quindicennio di successi, cadute e risalite del calcio leccese e salentino in generale.

Sergio Vantaggiato ha dato voce ai sogni dei tifosi ed è così che nel giorno del lutto il nero di rito viene subissato da colori inusuali per simili circostanze: il giallo e dal rosso. Al passaggio dell'auto nella quale Sergio percorre il suo ultimo viaggio verso il cimitero, gli Ultrà Lecce spiegano un lungo striscione: "Ciao Sergio… la Curva Nord ti saluta". Ed è bellissima l'iniziativa dei cameraman salentini, e non solo quelli di TeleRama, l'emittente con cui lavorava fin dagli esordi, ma di tutti quelli che da Sergio sono passati e con lui hanno collaborato. Una maglietta rossa con caratteri gialli: "Ciao Sergio…", sulle spalle, e sul petto: "La nostra voce". Proprio a rinsaldare il legame fra chi ha catturato immagini regalate alla storia del calcio locale e chi ne ha dato un senso, un significato, spesso intriso di gioia sconfinata, in altri casi colmo di mestizia, ma sempre profondo e, soprattutto, professionale, mai fuori dalle righe.

Ed è stata proprio la "professionalità sottolineata da tutti, per come sapeva animare i tifosi con sobrietà", come ha voluto ricordare anche monsignor Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce, nel corso di una funzione funebre molto sentita, "l'eredità civile e spirituale che oggi ci lascia", rivolgendogli una "preghiera che si rafforza alla vigilia delle celebrazioni per i Santi patroni". Parole di sollievo e speranza, di fronte a quella che prima l'arcivescovo stesso aveva definito una "disgrazia raccapricciante" e pronunciate davanti ad un imponente muro umano di parenti, autorità istituzionali e militari, colleghi di tutte le testate, e tantissima altra gente che Sergio non ha mai conosciuto, ma che la potenza delle telecamere ha fatto entrare nelle case, bussando però sempre con discrezione e diventando l'amico di tutti grazie alla sua carica umana. Un amico che se n'è andato troppo presto, in una maledetta domenica nella lontana Parigi.

Fuori, ancora tantissima gente, raccolta nella piazza ad ascoltare la funzione attraverso potenti altoparlanti. Qualcuno, ad un certo punto, ha sollevato la testa, li ha guardati, poi ha sussurrato: "Sarebbe bello sentire di nuovo la sua voce".

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