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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Soffocò il figlio appena nato: morta la badante rumena

Elena Chivaran, 49enne, era accusata di infanticidio. Avrebbe ucciso il neonato soffocandolo e mettendolo in una busta di plastica. Il fatto è accaduto ad Otranto a novembre. Era ricoverata a Lecce

Rimarrà per sempre il suo terribile segreto, inconfessabile e inconfessato, quel cucciolo d'uomo soffocato alla nascita forse per nascondere l'imbarazzo e la vergogna, un fatto intimo, troppo intimo, e che forse non doveva essere reso pubblico. Elena Chivaran, 49enne, originaria di Bobicesti, piccolo paese della Romania, al confine con Ucraina e Moldova, è deceduta quest'oggi presso il reparto di neurochirurgia dell'ospedale "Vito Fazzi" di Lecce. Le sue condizioni s'erano aggravate poco dopo il parto e l'infanticidio (questo il reato contestato), entrando in coma il 27 novembre scorso. Da allora non s'è più ripresa. La sua vita cambiò irrimediabilmente all'alba del 24 novembre. Secondo le ipotesi più accreditate, avrebbe soffocato il figlio appena nato, dopo una gravidanza di circa 8 mesi. Il fatto avvenne nel centro storico di Otranto. Prestava servizio come badante per una famiglia della "Città dei Martiri". Le sue condizioni erano già precarie al momento del primo ricovero, avvenuto quella mattina presso l'ospedale di Scorrano. Fino al peggioramento, tanto da richiedere il trasferimento al "Fazzi" di Lecce, pur con il piantone della polizia penitenziaria (era già stata accusata della morte del bimbo, tanti i gravi indizi di colpevolezza riscontrati). E oggi anche il suo cuore ha smesso di battere.

Elena Chivaran, sposata, con due figli, prestava da tempo servizio presso un'abitazione della città salentina, accudendo una donna di 88 anni. Il giorno dopo il tragico evento avrebbe dovuto raggiungere la famiglia in Romania. Aveva già il biglietto aereo prenotato. A trovare quel corpicino ormai privo di vita, nella stanza della rumena, i carabinieri della stazione di Otranto, dopo un sopralluogo. Il secondo, quella mattina. Nel corso dell'intervento di primo soccorso, infatti, gli operatori del 118 non si erano accorti della presenza di una busta di plastica. Era seminascosta dal letto. Dentro, il bimbo da poco partorito, ormai morto. Trasportato presso l'obitorio dell'ospedale del capoluogo, ad una prima analisi i medici riscontrarono nella bocca la presenza di pezzi di stoffa della manica di un maglione. Infilati a forza, porse per non farlo piangere.

La madre, poco dopo il parto, venne trovata nel bagno, in agonia, dal nipote dell'anziana. Dapprincipio si pensò a problemi organici, ma durante il primo intervento, a Scorrano, i medici estrassero parte del cordone ombelicale e della placenta. Il ritrovamento del corpo nella busta valse l'arresto, convalidato dal giudice Andrea Lisi. E con il decesso della donna, restano aperti tutti i dilemmi che solo lei avrebbe potuto, eventualmente, spiegare. Resta il fatto che per tanto tempo era riuscita a non far trapelare nulla del suo stato interessante.

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