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Cronaca Squinzano

Sparò contro l'auto con due bambini a bordo, condannato a nove anni

Il grave episodio il 14 maggio del 2014. Una sorta di regolamento di conti che si è concluso oggi con una condanna e tre assoluzioni emesse in abbreviato

LECCE – Una condanna e tre assoluzioni nel giudizio abbreviato per tentato omicidio nell’ambito della sparatori avvenuta la notte tra il 13 e il 14 maggio sulla strada tra Squinzano e Torchiarolo. Il gup Alcide Maritati ha condannato a nove anni di reclusione Paolo Guadadiello, 28 anni, assistito dall’avvocato Ladislao Massari.

Assoluzione, invece, “per non aver commesso il fatto”, per Alessio Fortunato, 32enne di Squinzano; Massimiliano Lasalvia, 37enne, di San Pietro Vernotico (per cui l’accusa ha chiesto la condanna, a 12 e10 anni); Danilo Ragione, 37 anni, di San Pietro Vernotico. Due degli imputati sono assistiti dall’avvocato Ladislao Massari, il terzo dal collega Stefano Prontera.

La sentenza è giunta al termine di un’integrazione probatoria disposta dal giudice. In particolare, sono stati sentiti come testi tre dei carabinieri che hanno svolto le indagini, e sono state visionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza del bar dove è avvenuto il violento alterco da cui è poi scaturita la sparatoria.

Paolo Guadadiello-3All’origine del gravo episodio di sangue, secondo l’accusa, un presunto furto attribuito ad A.R., 24enne originario di Manduria, ma residente fra Casalabate e Torchiarolo. Il 24enne sarebbe stato convocato in un bar di Squinzano per un presunto “chiarimento” e sarebbe giunto sul posto, con la compagna e i figli di 3 e 5 anni.

Qui sarebbe avvenuta una violenta aggressione, da cui il 24enne sarebbe riuscito a fuggire dopo l’intervento della donna. La vittima sarebbe stato poi inseguito da un’auto, da cui Guadadiello avrebbe esploso almeno quattro colpi d’arma da fuoco, uno dei quali ha colpito la 23enne a una spalla. Solo per un caso fortuito non ci sono state vittime e conseguenze più gravi, anche ai bimbi. La donna è stata sottoposta a intervento chirurgico, dopo essere stata accompagnata al “Perrino” di Brindisi.

Da lì si è poi sviluppata l’indagine condotta dai carabinieri di Campi salentina e coordinata dal pubblico ministero Antonio Negro, tra reticenze e versioni parziali e discordanti dei fatti.

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