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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Zollino

Stalker via social incubo di una donna "Sono un fantasma che ti guarda"

Per quasi un anno una 35enne è stata molestata in modo pesante da un suo collega di lavoro, che si presentava con nomi falsi. Ora è finito sotto processo

LECCE – Sono stati colleghi di lavoro per una dozzina d’anni. Ma per lungo tempo lei non ha mai sospettato chi si celasse, via social, dietro le spoglie di personaggi dai nomi palesemente fittizi. Ora era "Andrea Pirro", poi tornava alla carica come "Ale Wind". Una ha volta ha anche fornito un nome apparentemente reale, risultato però anche questo falso.

La donna, Viviana Muscara, che ha 35 anni e abita a Zollino, aveva solo facilmente intuito che a indossare i panni di ogni soggetto c’era sempre la stessa persona, visto il tenore delle “battute”, se così si possono chiamare, e di certe immagini inviate: peni in erezione.

Scherzi di pessimo gusto? Non proprio. Si sta parlando di una persecuzione che ha del maniacale.  Sapere che c’è “un fantasma che ti guarda”, usando una delle frasi di Alessandro Perrone, 48enne di San Cesario di Lecce, deve aver portato in certi momenti al panico puro. Già, perché lui sembrava sapere troppe cose. Indicava i vestiti indossati, i luoghi frequentati. La donna aveva la terrificante sensazione di essere pedinata.

Ci sono volute tre denunce presso gli uffici della polizia postale di Lecce per scoprire che il “fantasma”  altri non era se non quel 48enne, oggi ormai suo ex collega presso un’azienda farmaceutica. Che nei giorni scorsi è stato rinviato a giudizio per atti persecutori (aggravati dall’uso di mezzi telematici) dal giudice per le udienze preliminari Alcide Maritati, come richiesto dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci. Il processo si aprirà presso la prima sezione penale (giudice Silva Minerva) il 25 gennaio 2018. La donna è stata ammessa parte civile con il suo difensore di fiducia, l’avvocato Giuseppe Talò. L’imputato è difeso dall’avvocato Michele Reale.

Gli inquietanti approcci 

Dunque, stando alle indagini, il 48enne le avrebbe inviato una serie di messaggi, facendole capire spesso e volentieri che la osservava. I dettagli sull’abbigliamento, ma anche la conoscenza delle sue abitudini, erano fin troppo precisi, quasi istantanee della sua quotidianità. Tutto questo, accompagnato a certe immagini esplicite, ha provocato qualcosa di più di un turbamento: uno stato di paura continuo. La donna ha temuto di essere spiata da molto vicino. E, si badi bene, l’inferno è durato dal luglio del 2015 al maggio del 2016. Quasi un anno.

La 35enne di Zollino ha un profilo su Facebook da circa sei anni. Ed è qui che ha iniziato a ricevere nel luglio del 2015 richieste di amicizia. Ma l’utente era a lei del tutto sconosciuto. Il nome, "Andrea Pirro" (inventato ad arte) non le suggeriva assolutamente nulla. La foto usata per il profilo, di tulipani, poteva anche apparire distensiva.  Non è però caduta nel tranello e ha rifiutato la richiesta. Così, le sono arrivati nuovi tentativi di approccio, usando questa volta il servizio di messaggistica di Facebook. Lei ha spiegato di essere convinta che il nome fosse falso e che di certo non avrebbe accettato di parlare con qualcuno che non usa la sua immagine.

"Sono un fantasma che ti guarda"

Il problema serio ha iniziato a manifestarsi quando lo sconosciuto ha rivelato dettagli precisi della vita della donna: luogo di lavoro, il modello di auto, l’abitudine a usare una bicicletta. Quando poi è arrivata una foto di organo genitale maschile, ha troncato la conversazione di netto. Tutto questo è già stato denunciato a suo tempo, ma con pochi risultati. Alla donna è stato suggerito di bloccare l’Id profile di “Andrea Pirro”, ma senza di quello l’indagine  è partita a marce rallentate.

E intanto la vicenda è andata avanti. Già, perché, “Andrea Pirro” s’è trasformato in “Ale Wind”. E via con nuovi approcci sempre più spinti. E’ stato in quel momento che s’è definito anche un “fantasma” lesto a osservare ogni suo movimento. E da molto fastidiosa, la vicenda s’è trasformata in un incubo. S’è materializzata così una nuova denuncia.  Seguita dalla terza e ultima, nel febbraio del 2016.

Le indagini, intanto, sono andate avanti, sempre più spedite nel momento in cui la vittima è riuscita a fornire dettagli tecnici. E un bel giorno la polizia postale ha bussato alle porte di casa dell’uomo di San Cesario di Lecce. Ora, per lui si sono aperte anche quelle del tribunale.  

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