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Cronaca

Revisione estimi, al Tar è scontro tra Agenzia del territorio e Comune

Nell'udienza davanti alla prima sezione del Tar, l'avvocatura dello Stato punta l'indice contro Palazzo Carafa: "Nel 2010 aveva certi programmi". E spunta il caso della decima microzona, la cui rendita dovrebbe essere più bassa

LECCE – Si è svolta nella tarda mattinata di oggi l’udienza di merito davanti ai giudici della prima sezione del Tar di Lecce sui ricorsi presentati contro la revisione della classe di appartenenza degli immobili. Una vicenda che interessa il 90 per cento circa del patrimonio dei leccesi che si sono visti, nei mesi scorsi, notificare l’avviso di accertamento con la definizione conseguente delle nuova rendita catastale, aumentata in media del 20 per cento.

Davanti al collegio presieduto da Antonio Cavallari – consigliere Patrizia Moro, primo referendario Claudia Lattanzi - hanno esposto le proprie argomentazioni Luisa Carpentieri e Leonardo Leo per conto di Codacons, Aduspef e Adoc, Elisabetta Ciulla, che difende le ragioni del Comune di Lecce, Giandomenico Daniele per l’associazione Codici, Pierluigi Portaluri a nome della minoranza consiliare. Ultimo a prendere la parola Giovanni Pedone, dell’avvocatura di Stato, che rappresenta invece la posizione dell’Agenzia del territorio, il soggetto che realizzato l’attività di classamento proprio in virtù di un mandato attestato da due delibere della giunta comunale diretta da Paolo Perrone.

Tuttavia è proprio di Palazzo Carafa, infatti, uno dei ricorsi principali. A sostegno ci sono quello presentato da parte dei consiglieri di minoranza – nonostante attribuiscano al sindaco e ai suoi la responsabilità politica del “pasticcio” – e quello dell’associazione Codici. 

Autonomi da quello del Comune - sul quale però pende eccezione di presentazione tardiva - i ricorsi di Codacons, Adusbef e Adoc (al quale si è poi accodato il 23 aprile un altro ad adiuvandum di Palazzo Carafa). Tra il primo ricorso e quest’ultimi esiste una differenza sostanziale: l’amministrazione non contesta la legittimità della procedura, che essa stessa ha attivato con due delibere del 2010, bensì le modalità con cui l’Agenzia del territorio avrebbe operato, lavorando su “microzone” troppo ampie, determinando dunque una situazione di palese iniquità. Le associazioni, invece, contestano la natura stessa del classamento, non ultimo perché avrebbe dovuto essere il consiglio comunale ad affidare l’incarico all’Agt e non la giunta.

La diversità degli approcci è naturalmente emersa in sede di esposizione, ma gli strali più polemici sono emersi in chiusura di udienza, quando ha preso la parola l’avvocato dello Stato. Pedone ha riversato sul Comune l'accusa dell'avvocato Portaluri di essersi sottratto al principio di leale collaborazione tra enti della pubblica amministrazione e ha aggiunto che solo l’amministrazione poteva ridisegnare le “microzone” in una maniera più corrispondente allo sviluppo della città a partire dal 1999, anno al quale risale l’ultima suddivisione.

Non sarebbe insomma colpa dell’agenzia se il Comune ha cambiato “i programmi che aveva nel 2010”, alludendo, senza mai dirlo, ad una strategia di politica fiscale diversa. Una circostanza avvalorata dalle contro-deduzioni che l’avvocatura dello Stato ha presentato di recente e nelle quali è scritto che per la microzona 10 (di 17), denominata “Mele Buono”, l’agenzia aveva segnalato la possibilità di rivedere al ribasso, e quindi con beneficio per i cittadini, la classe di appartenenza. Opportunità non colta dall’amministrazione che però da ultimo, mentre montava la polemica, ha annunciato di voler procedere alla revisione completa delle zone catastali. 

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