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Cronaca Taurisano

Operaio 53enne morto nel salumificio, arrestato l'amministratore unico Attilio Scarlino

L'ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita questa mattina, nell'ambito dell'indagine sulla morte di Mario Orlando, l'operaio 53enne di Taurisano, avvenuta il 30 agosto scorso. L'uomo è tragicamente spirato stritolato in un'impastatrice

LECCE - C'è una prima clamorosa svolta nell'inchiesta sulla morte di Mario Orlando, l’operaio 53enne di Taurisano deceduto il 30 agosto all’interno di un’impastatrice del salumificio “Scarlino”. L'amministratore unico e patron dell'azienda del basso Salento, Attilio Scarlino, 50 anni (nella prima foto), è stato infatti arrestato con le accuse di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e di morte come conseguenza di altro reato.

Il gip Antonia Martalò, che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei suoi confronti, ha condiviso il grave quando indiziario a carico dell'imprenditore, ritenendo che vi fossero le esigenze cautelari dell'inquinamento probatorio e della reiterazione del reato.

Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dai sostituti procuratori Carmen Ruggiero e Paola Guglielmi, e condotte dagli investigatori del commissariato di polizia di Taurisano (diretti dal vicequestore aggiunto Salvatore Federico), e dagli ispettori dello Spesal (acronimo di Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, un settore del dipartimento di prevenzione delle Asl, che in casi come questi svolge a tutti gli effetti funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria e conduce le indagini relative agli infortuni sul lavoro) i macchinari utilizzati all’interno dell’azienda, infatti, erano dotati di un sistema di sicurezza che, in caso di avvicinamento alla stessa, ne prevedevano l’immediato stop. Un sistema di sicurezza che, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato rimosso.

“Si tratta – ha spiegato il procuratore Cataldo Motta – di un caso di particolare gravità, poiché non ci troviamo di fronte a un fatto accidentale. Le misure di sicurezza sono state rimosse per velocizzare le operazioni di pulizia degli impianti e la produzione”.

Gravi gli indizi di colpevolezza emersi a carico di Attilio Scarlino (per cui la Procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere) che avrebbe cercato di condizionare le dichiarazioni e le versioni degli operai per nascondere le lacune all’interno dell’azienda. Un clima di omertà e reticenze con cui gli inquirenti si sono più volte imbattuti e dipanato, almeno in parte, solo grazie all’abilità e la professionalità del vicequestore aggiunto Salvatore Federico (nella seconda foto) e dei suoi uomini.

“L’indagato – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – sin dai momenti immediatamente successivi alla morte di Orlando, si era adoperato per impedire, alle prime persone estranee all’azienda intervenute in loco (anche aggredendo verbalmente e fisicamente i vigili del fuco), di accertare la dinamica dei fatti”.

Attilio Scarlino-2“Scarlino – scrive il gip – ha poi proseguito in questa opera di ostacolazione delle indagini sintomatica del fatto che egli avesse un interesse contrario all’accertamento dei fatti. La protervia e spregiudicatezza di Scarlino nel perseguire il proprio interesse personale ed economico in spregio della vita umana di Orlando, lo ha portato fino al punto di contattare l’azienda produttrice del macchinario in cui era rimasto schiacciato Orlando intimando ai funzionari addetti di non consegnare alcun documento agli inquirenti”.

Atteggiamenti che secondo il gip delineano nell’arrestato “una personalità indifferente alla perdita di una vita umana di fronte al pericolo di subire un pregiudizio personale ed economico dal complesso delle indagini”. “Concreta appare la possibilità – afferma il gip nella sua ordinanza – che egli commetta altri delitti della stessa specie di quello per cui si procede, soprattutto in considerazione che parte del ciclo produttivo dell’azienda potrebbe riprendere il suo corso”.

Vicequestore Federico-2Nei giorni scorsi inoltre, sarebbero stati violati i sigilli su un altro dei macchinari (l’intera catena produttiva è stata sottoposta a sequestro), l’insaccatrice, per nascondere precedenti manomissioni. In pratica si è cercato di ripristinare quel sistema di sicurezza già rimosso anche sull’impastatrice. Un congegno che avrebbe potuto salvare la vita di Orlando.

Sono tre, oltre ad Attilio Scarlino, le persone iscritte nel registro degli indagati. Si tratta di Antonio Scarlino, 42 anni; Luigi De Paola, 43enne, e Mario De Icco, 53 anni, quest'ultimo un collega della vittima che potrebbe inavvertitamente aver azionato il macchinario mentre Orlando era all’interno della stessa. Nei suoi confronti è stato ipotizzato l’omicidio colposo. Per gli altri indagati, invece, l’ipotesi di reato è di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e di morte come conseguenza di altro reato.

“Mi attendo che una tragedia come questa – ha commentato a margine della conferenza stampa il procuratore Motta – provochi una protesta dei lavoratori. Non solo per la paura di perdere il posto di lavoro ma anche e soprattutto in virtù di una necessaria presa di coscienza sull’importanza dell’antinfortunistica sui luoghi di lavoro. Spesso si accetta il lavoro a qualsiasi condizione, ma morirne non è possibile”.

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