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Cronaca Nardò

Tentato omicidio di Calignano: svolta nelle indagini, due gli arrestati

Due gli arresti eseguiti dai carabinieri dal termine di un lavoro incessante. In manette sono finiti Francesco Russo e il figlio Giampiero

LECCE – Svolta nelle indagini sul tentato omicidio di Gianni Calignano, il 27enne neretino che lunedì scorso è stato raggiunto da un colpo di pistola al torace. Due gli arresti eseguiti dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, al termine di un lavoro incessante svolto negli ultimi giorni. In manette sono finiti Francesco Russo, 64 anni, di Nardò (nome noto alle cronache), e il figlio Giampiero, 27 anni.

L'accusa ipotizzata dal sostituto procuratore Stefani Mininni, titolare del procedimento, è di tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose, perché l'intenzione di “eliminare” Calignano sarebbe maturata in un contesto di criminalità organizzata. Padre e figlio sono stati fermati dopo un’autentica caccia all’uomo condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo con i colleghi della compagnia di Gallipoli e della stazione di Nardò. Già nella giornata di ieri, era stata eseguita la prima delle tre ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di un soggetto di origini siciliane, ritenuto molto vicino ai Russo, che nel frattempo aveva cercato rifugio in Piemonte e precisamente in provincia di Novara, dove risiede.

Le indagini si sono concentrate sin da subito sui due arrestati, grazie ad alcuni importanti indizi raccolti nell’immediatezza dei fatti. Nei giorni scorsi gli uomini dell'Arma hanno sequestrato in casa dei Russo due station wagon, una delle quali sarebbe stata utilizzata proprio per l’agguato. Calignano è stato soccorso dall'amico Antonio Duma, di 55 anni, che qualche ora dopo averlo accompagnato in ospedale, è finito in carcere per la detenzione finalizzata allo spaccio di circa 200 grammi di cocaina.

Elementi che sono ora al vaglio degli inquirenti in un tentato omicidio dai contorni ancora poco chiari e in cui potrebbero essere coinvolte altre persone. La pista battuta dagli inquirenti è che al giovane, volto noto alle forze dell'ordine, sia stato teso un agguato in pieno giorno per aver offerto protezione a una vittima di estorsione.

Quello di Francesco Russo, come detto, è un nome noto alle cronache giudiziarie, ritenuto dagli inquirenti un soggetto di elevato spessore criminale, che annovera condanne passate in giudicato. Per esempio: dieci anni per rapina, sequestro di persona, porto e detenzione di armi (il fatto commesso il 24 febbraio del 1983). E ancora, due anni per tentata estorsione (il 22 febbraio del 1995 a Nardò). Russo, inoltre, alla fine del 2010 è stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Canasta”, in quanto destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Lecce. Nel novembre del 2015 è divenuta definitiva la confisca eseguita dalla Dia di Lecce di beni per 650mila euro. Si tratta di una villa di circa 540 metri quadrati, un locale commerciale, sette terreni, quattro conti correnti e due autovetture di grossa cilindrata.

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