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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Melendugno

Terrore nel buio. Barca affonda, quattro diportisti salvati in mezzo al mare

La chiamata al 1530 quando il natante stava già imbarcando acqua ad un miglio dalla costa di San Foca. Una motovedetta ha raggiunto i naufraghi circa venti minuti dopo. Aperta un'inchiesta per accertare le cause dell'affondamento

 

SAN FOCA (Melendugno) – Un nero avvolgente, le luci fioche e lontane un miglio della civiltà, sulla costa, e solo un tetto di pavide stelle sotto una coltre di nubi invisibili, nell’oscurità, a demarcare la linea dell’orizzonte, quando il gorgoglio, prima sommesso, poi sempre più forte, ha iniziato a trasformarsi da indizio a certezza che il mare stava inghiottendo la barchetta.

La tecnologia ha funzionato, però, e la voce dal tono concitato che non ammette repliche e indecisioni, ha fatto avviare la macchina dei soccorsi.

Una chiamata al 1530, con accento romano, quello del proprietario, spezzato dall’emozione, e una motovedetta, la Cp721 di San Foca, ha cambiato rotta dal suo percorso di routine. Erano le 21, ma il tempo si dilata all’infinto, in mezzo al mare, di notte. Diventa indecifrabile. E devono essere stati eterni momenti di puro terrore, mentre la barca da diporto, una “pilotina”di 6 metri scarsi, s’inabissava, lasciando l’equipaggio in balia dell’acqua.

La barca si trovava al largo della marina di Melendugno, in direzione del lido “Fontanelle”. A bordo, in quattro, persone di più parti d’Italia, la più giovane una donna di 30 anni. La motovedetta, già in mare, stava per iniziare le manovre di avvicinamento, quando un’altra imbarcazione da diporto ha chiamato a sua volta il 1530. L’equipaggio di quest’ultima, avvistato il natante in difficoltà, ha iniziato a fare pressione. La situazione stava prendendo una pessima piega, e la conferma alla sala operativa che la barca stesse colando a picco ha lasciato intendere che non vi fosse un attimo da perdere.

Ci sono voluti circa venti minuti, per individuare il mezzo alla deriva. Di lì a poco, i quattro occupanti si sono ritrovati sulla motovedetta della guardia costiera, prima che il mare li risucchiasse con tutta la barca, ormai da abbandonare al suo destino. Erano già a mollo nell’acqua scura, ma per fortuna non c’è stato bisogno di cure mediche. Non vi sono stati casi d’ipotermia.  

Nel frattempo, è stata richiesto al comando in capo del dipartimento militare marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto un avviso ai naviganti. Non è ancora certo, infatti, che il natante abbia già raggiunto il fondale. Una parte potrebbe ancora affiorare dal mare e rappresentare un pericolo per la navigazione. All’interno sono presenti sacche d'aria.

Il distaccamento di San Foca, dipendente dall’ufficio circondariale marittimo di Otranto, ha avviato un’inchiesta amministrativa per chiarire la causa dell’affondamento. Per ora, non si avanzano ipotesi. Nella mattinata, a giorno fatto, si svolgeranno ricognizioni sul posto. 

Errata corrige: erano in quattro a bordo, non cinque.

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