rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Giovani, insegnanti, impiegati: cresce la povertà anche tra chi lavora

Presentato il terzo dossier su povertà ed esclusione sociale, a cura della Caritas diocesana: si consolidano i trend degli anni passati. Preoccupazione per i minori che vivono in famiglie in condizione di disagio: poche o nulle le possibilità di riscatto

LECCE – “Una casa, un lavoro e una famiglia oggi non bastano per mettersi in salvo dal rischio impoverimento, anzi in molti casi finiscono per essere fattori che aggravano la situazione”. E’ forse questa la frase che meglio sintetizza gli esiti del Terzo rapporto su povertà ed esclusione sociale - "La carità al centro" - redatto da Caritas con la collaborazione del Dipartimento di Scienze sociali e della Comunicazione dell’Università del Salento nell'ambito del progetto "Osservatorio delle povertà e delle risorse".

L'indagine

I dati si riferiscono al 2012 e al 2013 e sono stati raccolti nei Centri d’ascolto ubicati presso alcune parrocchie della città di Lecce e di 14 comuni (San Pietro Vernotico, Trepuzzi, Campi Salentina, Squinzano, Novoli, Carmiano, Arnesano, San Cesario di Lecce, Monteroni di Lecce, Acquarica di Lecce, Cavallino, Lizzanello, Vernole e Borgane), e successivamente elaborati con metodologie statistiche dagli addetti ai lavori. Gli spunti di riflessione, sfogliando le circa 50 pagine della prima parte del dossier, sono numerose e tutte insieme concorrono alla determinazione del titolo del capitolo, “Le metamorfosi della povertà”.

A distanza di quattro anni dall’avvio dell’indagine, infatti, si sono andati consolidando tutti quegli indicatori che attestavano il progressivo e sempre più rapido impoverimento del ceto medio: "Impoveriti" si chiamava, non certo a caso, il primo rapporto, quello del dicembre del 2011, a testimoniare già allora la tendenza espansiva del disagio e del bisogno dopo anni di inflessibile crisi economica. "Non uno di più" era invece il titolo del dossier presentato nel 2013, a richiamare tutti gli attori, quelli istituzionali in primis, ad un intervento immediato per arginare il fenomeno della povertà. Con il volume presentato oggi l'intenzione è di fare un passo avanti  con la dichiarata volontà della Caritas di andare incontro ai poveri e non solo di accoglierli.

A tal proposito scrive nell'introduzione don Elvi De Magistris, vice direttore della Caritas diocesana di Lecce: "Persistendo il rischio che la Caritas nazionale e le Caritas diocesane e parrocchiali siano viste come organizzazioni autoreferenziali e chiuse al proprio interno, occorreva far percepire a tutti i soggetti coinvolti che è l'aspetto dinamico della carità la scommessa per il futuro, che il nuovo compito è uscire dal nostro guscio e andare incontro ai poveri".

Le tendenze

La prima evidenza è che l'allargamento dei segmenti sociali interessati dal fenomeno della povertà continua: tra coloro che si rivolgono ai centri d’ascolto ci sono anche insegnanti ed impiegati. Sono i cosiddetti working poors, lavoratori dal reddito basso, precario e comunque insufficiente. Un altro dato allarmante riguarda i bambini: nella diocesi di Lecce le famiglie censite in stato di povertà, assoluta o relativa, sono 633 e i minori coinvolti 1045, di cui il 60 per cento italiani.

Da un punto di vista generale si può dire che il fenomeno del disagio sociale colpisce sempre più persone di sesso maschile (soprattutto nelle fasce d’età avanzate), che vivono da sole, e giovani con figli a carico e con un livello di istruzione basso (in buona parte donne), fatto che si ripercuote inevitabilmente sul futuro dei più piccoli allevati in un contesto di privazioni e con scarsi o nulli stimoli alla formazione culturale e quindi professionale. E’ evidente che la precarizzazione del mondo del lavoro e la scarsa domanda di figure poco qualificate hanno fatto arretrare la soglia anagrafica della popolazione investita dall’impoverimento.

E’ altrettanto chiaro come la crisi dei comparti industriali tradizionalmente radicati sul territorio, calzaturiero e manifatturiero in primis, ha portato nelle paludi del disagio nuclei familiari monoreddito: un fenomeno questo tipico della provincia più che del capoluogo, di per sé città votata al terziario.

Gli stranieri

Per quanto riguarda la popolazione di origine straniera, continua a rappresentare la percentuale più alta di coloro che si rivolgono alla Caritas (2227 nel 2013 a fronte di 1172 italiani), ma nell’ultimo periodo si nota una diminuzione relativa alle fasce d’età fino a 24 anni con un saldo negativo rispetto all’anno precedente. Si stanno cioè modificando i flussi: i giovani migranti transitano nel Salento ma la loro destinazione finale è un’altra, in regioni più ricche oppure all’estero.

Il rapporto è stato presentato presso l’ex Convitto Palmieri alla presenza del vescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio, di Laura Stopponi e di Alessandro Cadorin (dell’ufficio Europa di Caritas Italiana). Hanno partecipato anche il vice sindaco di Lecce, Carmen Tessitore, che ha la delega ai Servizi sociali, e la consigliera provinciale Simona Manca.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giovani, insegnanti, impiegati: cresce la povertà anche tra chi lavora

LeccePrima è in caricamento