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Cronaca Tricase

Entra in ospedale urlando: "Mi vogliono sparare". Rintracciato persecutore

La vittima un 43enne. Nei guai un 23enne di Tricase, aveva anche marijuana per la quale è scattato l'arresto. Scovati scooter e scacciacani, ora io carabinieri cercano il complice che l'ha aiutato

TRICASE – “Aiuto, vogliono spararmi, chiamate i carabinieri”. Quando l’altra sera quell’uomo è entrato correndo all’impazzata dentro l’ospedale “Cardinale Panico”, ha creato, è il caso di dire, il panico.

Come un fulmine, s’è infilato in una stanza per nascondersi, inseguito dai vigilanti, sotto lo sguardo attonito di medici e infermieri. E infermiere era anche lui, 43enne, ma non lavora presso il nosocomio di Tricase. Di certo, aveva una storia da raccontare, e non di quelle che si sentono ogni giorno. L’ha fatto quando sono arrivati i militari.

Intanto, i presunti aguzzini (due) pare fossero davvero lì fuori, a girare attorno all’ospedale, su uno scooter. Più di qualcuno li avrebbe anche visti, a riprova della trafelata narrazione del malcapitato. I due a bordo sarebbero andati via a tutto gas solo all’arrivo della pattuglia.

Nel pomeriggio di ieri quell’uomo, digerita la disavventura, ha deciso di sporgere denuncia formale in caserma. Così, i carabinieri della stazione di Tricase, sotto il coordinamento della compagnia comandata dal capitano Alessandro Riglietti, si sono messi in cerca del possibile autore delle minacce. E quando l’hanno rintracciato, stamattina, per fargli qualche domanda, l’hanno arrestato prima di tutto per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.

Questa non se l’aspettavano forse nemmeno loro.  Già, perché Luigi Nicolì, 23enne di Tricase, già noto alle forze dell’ordine, aveva con sé due buste con 2 etti di marijuana e un bilancino di precisione che aveva nascosto in un casolare nella zona di Corsano. E pensare, appunto, che l’indagine è nata da una denuncia per minacce.

A proposito di queste: i carabinieri hanno vagliato diversi filmati di videosorveglianza nei dintorni del “Panico”, verificando e ricostruendo i fatti. Ebbene, mentre ritornava a casa dopo la giornata di lavoro a bordo della sua autovettura, il 43enne era stato fermato effettivamente da due individui in sella ad uno scooter Yamaha T-Max. Uno di loro, impugnava un’arma.

IMG_20170809_121720m-2NICOLI'_LUIGI-2L’infermiere ha poi spiegato di aver cercato di seminarli e di raggiungere un luogo affollato per indurli a desistere dalla persecuzione. Ma, fermatosi vicino all’ospedale, sarebbe stato minacciato con la pistola (poi rivelatasi una scacciacani), decidendo così di nascondersi all’interno.

All’origine delle minacce, ancora non è chiaro cosa vi possa essere: forse dissidi di natura privata. Tant’è. Dopo la denuncia, sono stati raccolti alcuni filmati che ritraggono porzioni del tragitto percorso quella sera. Vagliate più piste investigative, i carabinieri hanno individuato in Nicolì il possibile artefice.

Hanno così effettuato perquisizioni domiciliari nei luoghi che frequenta, fr Tricase e Corsano, facendo centro in quest’ultima località. Dentro un deposito attrezzi di pertinenza dell’abitazione, c’erano due telefoni privi di scheda, una pistola scacciacani completa di 60 colpi a salve, un passamontagna nero conservato all’interno di un’autovettura nella  disponibilità del giovane, e, ben nascosto dietro un muro, lo scooter Yamaha modello T-Max 500 segnalato.

E non è tutto. In un piccolo frigo i militari hanno poi trovato lo stupefacente e il bilancino. E’ scattato l’arresto per detenzione ai fini di spaccio, dunque, e su disposizione dell’autorità giudiziaria, Nicolì si trova ora a domiciliari. Ma è stato contestualmente iscritto nel registro degli indagati anche per minacce aggravate. Intanto, si cerca il complice che si trovava in sella allo scooter la sera dell’intimidazione. Potrebbe avere anche lui le ore contate.

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