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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Truffa all'Inps, arriva la batosta per Ernesto e Gabriele Abaterusso

Il pm aveva chiesto l'assoluzione, ma il giudice ha condannato entrambi. L'esponente Pd: "Amareggiato per una sentenza già predisposta: in otto anni nessuna prova a nostro carico"

LECCE – Un anno e sei mesi è la condanna emessa dal giudice monocratico Maria Pia Verderosa nei confronti di Ernesto e Gabriele Abaterusso, rispettivamente padre e figlio, per vicende legate all’attività imprenditoriale nel campo calzaturiero nella zona del Capo di Leuca. Il reato contestato è di truffa continuata in concorso ai danni dell’Inps. Nella precedente udienza il pubblico ministero Antonio Paladini aveva chiesto una condanna a due anni e due mesi, mentre oggi aveva riformulato le proprie richieste, invocando l’assoluzione per i due imputati.

Il processo è scaturito in seguito ad indagini dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro. I fatti sono piuttosto datati. Nella vicenda, padre e figlio rispondono in qualità di amministratori di fatto del calzaturificio “Vereto Srl” di Mociano di Leuca, con stabilimento di produzione ad Alessano (formalmente gestita dalla fine di ottobre del 2005 da Rodouane Marsali) e di un altro, “Gea Srl”, di Gagliano del Capo.

La Procura contesta che dall’11 novembre del 2005 fossero state sospese le attività d’impresa della “Vereto” e che appena tre giorni più tardi avessero avuto inizio quelle della “Gea”, con gli stessi macchinari e lo stesso personale. I dipendenti sarebbero stati falsamente dichiarati in mobilità per una riduzione dell’attività. In questo modo, gli imprenditori sarebbero riusciti a ottenere dall’Inps, tratto quindi in inganno, oltre 484mila euro. Gli operai, di fatto, avrebbero proseguito a lavorare in nero.

Quali amministratori di fatto del calzaturificio “Gea”, Ernesto e Gabriele Abaterusso rispondono anche di aver inoltrato all’Inps domanda di autorizzazione alle integrazioni salariali, in merito a una quarantina di dipendenti, affermando che vi fosse stata una sospensione dell’attività lavorativa, quando in realtà l’azienda avrebbe continuato a operare. Il personale sarebbe stato falsamente dichiarato in cassa integrazione. In questo caso, avrebbero ottenuto altri stanziamenti per poco più di 28mila euro.

abaterusso-3-2-2-2-2I due (difesi dagli avvocati Giuseppe Antonica, Federico Massa, Leonilda Marzano e Marcello Risi) sono noti anche e soprattutto per la loro attiva partecipazione in campo politico. Il padre, 59enne, è attualmente consigliere regionale del Pd (in passato parlamentare con il Pds), mentre il figlio, 34enne, ricopre la carica di vicesindaco di Patù.

“Ho l’impressione che la sentenza fosse già predisposta a prescindere dallo svolgimento del processo – il commento di Ernesto e Gabriele Abaterusso –. In otto anni di processo, di indagini, di ascolti, neanche la benché minima prova (una sola almeno) è venuta fuori a carico mio e di Gabriele. Un rimpallo di responsabilità tra Ispettorato del lavoro e Inps degna di un’autentica farsa”.

“Persino il responsabile dell’accusa  - prosegue il politico salentino – se n’è accorto e ciò lo ha indotto a riformulare la richiesta chiedendo l’assoluzione dopo aver inizialmente chiesto la condanna. Le accuse che ci riguardavano erano già cadute davanti ai giudici civili che, in ben otto cause, hanno annullato tutti i verbali di Inps e Inail, condannando gli stessi al pagamento delle spese processuali”.

“Sono amareggiato – conclude Abaterusso – non per la condanna, ma per il fatto di vivere in un paese dove sia possibile un fatto simile. Mi consola la solidarietà espressa a me e a Gabriele dagli oltre cento dipendenti i quali sanno bene come sono andati i fatti. Ciò ci spinge a continuare nella strada intrapresa tanti anni fa che, pur tra tante difficoltà e ostacoli, ha portato lavoro e benessere al mio territorio ed  tante famiglie”.

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