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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca San Cesario di Lecce

Uccise il bodyguard con tre colpi di pistola, 20 anni ad Arseni: "Non ci fu la premeditazione"

Riconosciuta dal giudice l’aggravante della modalità mafiosa per l'omicidio nella piazza di San Cesario. La difesa ha però segnato un punto evidenziando come tutto sia maturato in un contesto di forti contrasti personali con Zuccaro. Condannati coloro che lo fiancheggiarono nella latitanza

LECCE – Vent’anni di reclusione, è la pena inflitta nel giudizio con rito abbreviato a Lorenzo Arseni, 47enne, l’uomo accusato dell’omicidio di Gianfranco Zuccaro, 37 anni, assassinato la mattina del 7 luglio 2012 nel centro di San Casario di Lecce. Per lui l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Antonio De Donno e Roberta Licci, aveva chiesto l’ergastolo dopo aver ricostruito non solo le fasi dell’omicidio, avvenuto nella piazza del paese natale della vittima, dinanzi a decine di testimoni e sotto il sole cocente di una mattinata estiva e tragica, ma il contesto in cui sarebbe maturato.

Un contesto mafioso e con premeditazione, secondo l’ipotesi accusatoria, in una vicenda complessa, in cui si intersecano tentate estorsioni, minacce, pestaggi e personaggi legati al mondo della criminalità organizzata locale. Il gup Carlo Cazzella, però, non ha riconosciuto la premeditazione, accogliendo la tesi difensiva dei legali dell’uomo, gli avvocati Massimiliano Petrachi e Ladislao Massari, che nelle loro arringhe hanno confutato le aggravanti contestate dalla pubblica accusa.

Riconosciuta dal giudice, invece, l’aggravante della modalità mafiosa.La difesa aveva evidenziato, attraverso circostanze, testimonianze e riscontri, come l’omicidio sia maturato in un contesto di acredini e forti contrasti personali tra Arseni e Zuccaro.

Nel giudizio con rito abbreviato dinanzi al gup Carlo Cazzella compaiono oltre ad Arseni, arrestato dopo circa un mese di latitanza, altre cinque persone. Si tratta di coloro che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero favorito e agevolato la latitanza dell’assassino (fornendogli alloggio e schede telefoniche).

Due anni e 4 mesi la pena per Antonio De Marco, 45enne di Torchiarolo, convivente della sorella di Arseni; 1 anno e quattro mesi (pena sospesa) per Federica Ferrara, 27 anni, di Brindisi; 2 anni per Maurizio Manfreda, 43 anni, di Brindisi; 2 anni (pena sospesa) per Agata Rollo, 53 anni, di San Cesario; 1 anno e quattro mesi (pena sospesa) per Italo Cleopazzo, 65 anni, di San Cesario. L’accusa nei loro confronti è di favoreggiamento.

Nel corso dell’udienza preliminare si sono costituite parte civile il padre e due sorelle della vittima, assistiti dall’avvocato Mariangela Calò, e un’altra sorella, assistita dall’avvocato Gabriele Valentini. Nei loro confronti il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 50mila euro, con un risarcimento da stabilire in sede civile. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Massimiliano Petrachi e Ladislao Massari.

La sequenza dell'omicidio in piazza

Arseni ha sempre asserito agli inquirenti di aver agito d’istinto, sparando non per uccidere ma per ferire il suo antagonista. Alla base del tragico fatto di sangue vi sarebbe stata la gelosia. La sera prima dell’omicidio, infatti, il 47enne di San Cesario avrebbe saputo dalla moglie che Zuccaro in più occasioni l’aveva infastidita, rivolgendole avance e apprezzamenti. In alcune occasioni, sempre in assenza del marito, il 37enne di professione bodyguard si sarebbe recato presso l’abitazione della coppia.

La domenica mattina del 7 luglio, Arseni avrebbe quindi deciso di incontrare il suo rivale nel bar abitualmente frequentato dallo stesso. Conoscendo la fama del 37enne, un uomo prestante fisicamente e, a suo dire, violento, avrebbe deciso di portare con sé una pistola. La conversazione tra i due sarebbe poi proseguita all’esterno dell’attività commerciale: Zuccaro avrebbe inizialmente negato ogni contatto con la compagna dell’arrestato.

Lorenzo Arseni-6Poi, però, mentre i due si stavano separando, il bodyguard (sempre secondo quanto raccontato da Arseni) avrebbe rivolto pesanti apprezzamenti nei confronti della moglie, schernendo il suo interlocutore. L’uomo, accecato dalla gelosia, avrebbe estratto la pistola dal marsupio, sparando una serie di colpi “alla cieca” (senza ricordare quanti). Zuccaro, colpito più volte, è spirato in pochi istanti, dopo essersi trascinato per alcuni metri per le ferite causate da tre colpi di pistola calibro 7.65, che gli hanno trapassato il fegato ed un polmone.

L’omicidio dunque, secondo la versione fornita dall’assassino, non avrebbe alcun mandante e nessuna modalità mafiosa, ma una folle e accecante gelosia, generata dal modo con cui il bodyguard, non solo avrebbe ripetutamente molestato la moglie del killer per mesi, ma lo avrebbe anche offeso di fronte alle sue richieste di chiarimento. Una tesi che non ha mai convinto gli inquirenti.

Lorenzo Arseni ha trascorso la latitanza a Lendinuso, marina di Torchiarolo, nel brindisino, al confine con il territorio leccese. A distanza di oltre un mese dall’omicidio, ripreso integralmente da una videocamera installata nei pressi della pasticceria “Natale”, gli investigatori hanno scovato la moglie, risalendo al nascondiglio prescelto dall’imputato. La donna se ne stava sotto a uno degli ombrelloni della spiaggia adriatica, assieme al figlio di sei anni. Pedinata fino all’abitazione – una villetta del luogo, messa a disposizione da complici e presa in affitto da terzi – i carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce, coordinati dal capitano Biagio Marro, hanno scoperto il fuggiasco e lo hanno arrestato.

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