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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Finti appalti per forniture ai ministeri: truffa tutta "made in Puglia". Otto gli indagati

Tre baresi, marito, moglie e figlio, e cinque salentini sono indagati dalla Procura di Udine. Avrebbero fatto credere di poter concorrere ad appalti per la fornitura di generi e macchinari. Tutto con timbri e firme false, persino quella di Alfano

UDINE – Una truffa ben congegnata, da milioni di euro, che avrebbe una mente e diversi esecutori. Una truffa tutta made in Puglia e con almeno tre imprenditori friuliani frodati. Al termine di indagini eseguite dai carabinieri  della stazione di Feletto Umberto, il pubblico ministero Elisa Calligaris della la Procura della Repubbluca di Udine ha notificato otto avvisi di conclusioni delle indagini preliminari a carico di Giuseppe Mei, 67enne di Bari, del figlio Primo Mei, 31enne, della moglie Giovanna Solazzo, 59enne, e di altri cinque, salentini: Giovanni Fabrizio Zeusa 51enne, di Trepuzzi, Mimmo Pastore, 46enne di Carmiano, Giorgio Lorenzo, 47enne, anch’egli di Carmiano, Vincenzo Salvatore Coppola, 59enne di Copertino, e Maria Grazia Accogli, 50enne di Scorrano. Rispondono a vario titolo di truffa, falso, contraffazione di pubblici sigilli e millantato credito. Le indagini ricoprono un arco temporale che volge dal 2008 al 2012.

Ma come si sarebbe articolata la truffa? Tutto sarebbe ruotato attorno a finti appalti di forniture per i ministeri di Giustizia ed Esteri, come si evince in una nota Ansa. Giuseppe Mei sarebbe la mente, secondo la Procura: si sarebbe presentato alle vittime prescelte in qualità di avvocato e consulente di una ditta pugliese di import-export, raggirando gli imprenditori prima stabilendo rapporti commerciali, poi millantando di essere membro o presidente di commissioni ministeriali. In questo modo, avrebbe fatto credere alle persone raggirate di poter concorrere ad appalti per la fornitura di caffè, generi alimentari, macchinari e arredi per le carceri italiane e le ambasciate.

A quel punto, sarebbero venuti fuori anche i complici, rendendo il meccanismo sempre più articolato, facendo in modo che alle ditte fossero consegnate lettere d'invito alla gara e decreti di aggiudicazione, tutti fasulli, così come falsi sarebbero timbri ministeriali e persino la firma di Angelino Alfano, all’epoca ministro di Giustizia. In tutto ciò, vi sarebbero state visite di messi notificatori e ispettori (ovviamente, impostori) che avrebbero raccolto ingenti somme di denaro, si legge sempre nella nota dell’Ansa, per superare alcune “difficoltà” nell'andamento della pratica.
 

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