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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Ugento

"Ugento, alzati e cammina": don Stefano dopo la querela

Querelato per diffamazione dal nipote del sindaco di Ugento, don Stefano Rocca, in prima linea contro l'omertà intorno all'omicidio Peppino Basile avvenuto lo scorso giugno, scrive una lettera aperta

Querelato per diffamazione dal nipote del sindaco di Ugento Eugenio Ozza, il sacerdote della parrocchia San Giovanni Bosco don Stefano Rocca prende carta e penna e scrive una lettera aperta. Il prelato è in prima linea contro l'omertà che si è stretta intorno all'omicidio Peppino Basile, barbaramente trucidato davanti alla sua abitazione la notte dopo la visita di Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca, lo scorso 14 giugno, con gli investigatori che dopo quasi un anno di serrate indagini non sono ancora venuti a capo degli assassini.

Querelato da chi non ha mandato giù le sue affermazioni, don Stefano scrive iniziando con "Carissimi sorelle e fratelli nel Signore Gesù, in questi ultimi mesi tante volte abbiamo avuto modo di tornare sulla vicenda tragica del delitto del nostro fratello Peppino Basile…".

Ma le righe più incisive sono queste: "Io che sono parroco da tanti anni ho imparato che in questa nostra terra c'è ancora molto da fare per evangelizzare il sociale, la politica, la cultura. Ho capito che ci sono ancora molte ingiustizie, che i poveri sono costretti a tante forme di prostituzione morale per ottenere quello che loro spetta per diritto. La Chiesa, mentre evangelizza e annuncia, deve mettersi dalla parte dei più deboli, dei più poveri, di quello che sono considerati gli inutili, in una parola i "crocifissi", perché i ricchi e i potenti sanno difendersi da sé, e hanno tutti gli strumenti per spaventare e intimidire. Come si spiegherebbe, infatti, questa generale tendenza a mantenere la bocca chiusa, a praticare atteggiamenti omertosi, a non collaborare con le forze dell'ordine per smascherare i responsabili dei delitti che si susseguono a ritmo incalzante, se non con quel fatalismo diffuso di chi crede, tanta parte della popolazione, che tutto rimarrà sempre uguale, che non potrà mai cambiare niente e che quindi è meglio vendere l'anima al potente di turno? Nella nostra bellissima cittadina, che io amo, c'è tanta brava gente, tanti bravi credenti che si impegnano per il Bene".

"Ma ci sono purtroppo diverse strutture di peccato che dovrebbero trovare una attenzione adeguata nell'attività pastorale - ha aggiunto don Stefano - e mi riferisco alla pratica della raccomandazione per ottenere il lavoro o dei favori in cambio di voti, al lavoro nero, al lavoro sottopagato, alla distruzione sistematica dell'ambiente con gli effetti negativi sulla salute delle persone, alla manipolazione dell'opinione pubblica, all'intimidazione; quindi non c'è solo il delitto Basile, non c'è solo la questione della Pineta Comunale, non c'è solo abusivismo edilizio".

Don Stefano ha poi concluso: "D'altronde è proprio questo che i vescovi italiani, riuniti lo scorso febbraio a Napoli, hanno voluto evidenziare: dopo avere riconosciuto che come pastori non sempre in questi anni "siamo stati buoni custodi dei doni della bellezza, della solidarietà e dell'accoglienza" che traggono origine dal Vangelo, hanno detto che bisogna correggere "alcune distorsioni, insinuatesi nei nostri stili di vita: la fede deve essere nettamente coerente con la vita. Come permettere oltre che ci sia distanza tra culto e storia, tra scelta credente e vita concreta, nel lavoro e nelle professioni, nella famiglia, nell'economia e nella politica?". E concludono: "I laici che vivono le nostre comunità e le nostre associazioni dovranno maggiormente dare ragione della speranza che è in loro nei posti che quotidianamente vivono, uscire cioè dalle mura del tempio per incarnare nella società il Vangelo di Cristo". E voglio concludere anche io con le parole dei vescovi italiani: "Anche noi Vescovi, uomini del Sud come voi, sentiamo forte l'invito di Pietro: Alzati e cammina! Con voi siamo pronti a camminare insieme. Ugento, alzati e cammina".

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