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Cronaca Ugento

Sparatoria tradisce agressore: in un garage un intero arsenale. E l'inchiesta si fa rovente

Indagando sul ferimento di un 21enne avvenuto nella notte in un bar di Torre San Giovanni, i carabinieri hanno scovato in un box riconducibile al feritore chili di polvere da sparo, proiettili e una pistola, che però non dovrebbe essere quella impiegata per la sparatoria. E si apre un nuovo filone

GEMINI (Ugento) – Come nelle scatole cinesi, da una sorpresa ne scaturisce un’altra. Anzi, si potrebbe affermare che la sparatoria notturna nel bar Otello di Torre San Giovanni, su lungomare Annibale, finisca quasi per sbiadire al cospetto di quanto emerso solo dopo poche ore. Perché i carabinieri della stazione di Ugento, cercando l’arma del delitto, hanno scovato molto di più: un intero arsenale.

Francesco Romano, 32enne di Gemini, è arrivato a tradirsi (e non poco) con quell’irruzione a mano armata e a volto scoperto, nell’affollato locale della marina di Ugento. E’ stato visto da molte persone e, soprattutto, immortalato in maniera chiara e inequivocabile da una videocamera del sistema a circuito chiuso collocata proprio al di sopra del bancone. Ed ecco che, sentendosi forse braccato, s’è costituito presso i carabinieri della compagnia di Casarano appena tre quarti d’ora dopo aver ferito alla gamba destra un suo compaesano, Vincenzo Coi, 21enne.

L’ha fatto, però, senza consegnare anche l’arma. E questo ha ovviamente spinto i militari a ricerche serrate sia nei pressi del punto della sparatoria, sia nei luoghi da lui frequentati. A partire dall’abitazione.

Certo, i carabinieri comandati dal capitano Aniello Mattera, in casa sua ci sarebbero andati comunque a dare una sbirciata. E’ un passaggio obbligato nel caso di indagini delicate come questa. Ma le reticenze sia nell’illustrare i motivi della sparatoria (che nemmeno Coi, nel frattempo operato presso l'ospedale "Panico" di Tricase, ha ancora chiarito), sia nel dichiarare quali fossero tutti gli ambienti da lui frequentati nella quotidianità, sono stati elementi che hanno fatto ancor più pressione sulla curiosità investigativa.

Ed ecco che ieri pomeriggio, in un garage che i militari ritengono nella disponibilità di Romano e di cui, durante il primo interrogatorio al quale è stato sottoposto nell’immediatezza dei fatti non ha mai fatto menzione, hanno scovato di tutto e di più. C’era, ad esempio, una pistola a tamburo funzionante, senza dati identificativi e di cui ancora non è noto il calibro. E c’era anche molto altro: 1,3 chilogrammi circa di tritolo in polvere e granuli, quattro detonatori con relative micce e proiettili a profusione, ben 263.

Di questi, 155 sono di calibro 357 magnum, e poi, 34 calibro 9 parabellum, sedici calibro 12, cinquanta calibro 38 special, quattro calibro 7,65 e altri quattro calibro 22. Tutto era stato nascosto dietro a una catasta di legno, all’interno di una comune busta della spesa di colore giallo.

Senza titolo-1-11-26E qui arriva il bello. Secondo i carabinieri, la pistola scovata nel garage non dovrebbe essere quella usata per ferire Coi. La forma di quella inquadrata nelle videocamere – i nastri sono stati scandagliati per ore, i fotogrammi ingranditi e analizzati più volte - sembrerebbe ricondurre a un modello diverso.

E allora, da qui in avanti le ipotesi si sprecano. E si diparte un nuovo filone d’inchiesta che dovrà fare luce su molte cose. La prima: perché Romano non ha indicato dove abbia lasciato la pistola usata per aggredire il 21enne, atteso che ormai aveva deciso di costituirsi? Si sospetta, a questo punto, che possa essere stata consegnata nelle mani di qualcuno perché sparisse dalla circolazione.

Ancora: a chi appartengono realmente la polvere da sparo e il resto? Il materiale è di Romano o custodito per conto di altre persone? Perché nessuno dei due, aggressore e aggredito, chiarisce ancora i termini del litigio? Fino ad ora il movente resta sfumato, quasi incomprensibile, celato dietro a un cono d'ombra. 

Da qui un altro quesito: Coi era a conoscenza dell’arsenale o non condivideva affatto questo segreto con Romano? E ancora, in quale contesto inserire il 32enne di Gemini? Non ha precedenti particolarmente rilevanti, ad oggi non sembra inserito in ambienti più grossi.

Ecco, dunque, che gli interrogativi avanzano a tamburo battente e che cresce anche una certa inquietudine nel Salento, perché le armi ormai stanno circolando con un’insistenza crescente, le sparatorie diventando un po’ troppo frequenti (come non ricordare, a titolo d'esempio, il carabiniere della compagnia di Casarano che ha rischiato di recente di essere falciato da raffiche di proiettili lungo la via per Melissano?). E pistole e fucili stanno diventando sempre più spesso oggetto d’inchieste giudiziarie, considerati anche i rilevanti furti di cui si è abbondantemente scritto.

ROMANO Francesco, n. Galatina il 22.05.1982-3La sensazione degli investigatori è che dal ritrovamento delle ultime ore, possa snodarsi un percorso in grado di condurre a territori ancora inesplorati, a movimenti in atto in seno a certi ambienti. Da qui la necessità di indagare a fondo anche su quanto successo la notte scorsa, perché, sebbene non si esprimano apertamente, i carabinieri probabilmente non sono del tutto persuasi della tesi sulla lite per futili motivi. O quantomeno, ritengono che anche dietro a un futile motivo possa celarsi un sottobosco da sondare. 

IL VIDEO DELLA SPARATORIA

Di certo, Romano non intendeva affatto uccidere Coi (anch’egli già noto e per episodi neanche molto datati), e lo dimostra la dinamica stessa della sparatoria, non per questo meno agghiacciante. Intorno alle 2 del mattino di domenica ha fatto irruzione con passo sicuro nel bar, andando dritto verso il 21enne, che era seduto davanti al bancone a sorseggiare tranquillamente una bibita, ed ha premuto il grilletto almeno quattro volte colpendo la gamba destra. Intorno, il panico, con clienti fuggiti in fretta e il barman riparatosi sotto il bancone. Una scena che sembra quasi richiamare i film western.

A prima vista, considerata la successione dei fatti e persino l'inusuale location, ricca di testimoni e "occhi elettronici", un delitto d'impeto, non meditato a fondo, quello che in gergo investigativo si definisce "passionale", cioè quando il movente è racchiuso in diatribe feroci per i motivi più svariati, solitamente di carattere personale. Ma è tutto ancora da vedere e approfondire.

Intanto, Romano, già in stato di fermo in carcere per Scene da Far West nella notte: entra nel bar e gambizza giovane, poi si costituisce
lesioni personali aggravate, porto abusivo d’arma da fuoco e relative munizioni, ha ricevuto un'ulteriore denuncia proprio per il possesso di quel materiale. E l'inchiesta, ora, si fa davvero scottante.

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