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Cronaca

un massacro: due donne morte, un bimbo in coma

Il devastante impatto in serata sulla Squinzano-Casalabate, non lontano dall'abbazia di Cerrate. Coinvolte una Tipo ed una Lybra. I sopravvissuti ricoverati negli ospedali di Lecce e Brindisi

Un massacro. L'impatto deve essere stato devastante. Non ci sono altre parole per descriverlo. Né sarà semplice il lavoro di ricostruzione della dinamica, affidata agli agenti della polizia stradale di Lecce. Le auto coinvolte, una Fiato Tipo ed una Lancia Lybra sono ridotte ad un ammasso di lamiere. Si sa solo che quella strada provinciale che da Squinzano conduce verso la marina leccese di Casalabate è caratterizzata da un numero elevato di curve, curve che possono diventare trappole mortali se percorse ad alta velocità, di sera tardi, quando sul posto, non lontano dalla splendida abbazia di Cerrate, calano tenebre che avvolgono nel silenzio i boschi circostanti.

Quel silenzio della natura che è stato rotto in serata dal fischio di freni e dal sordo impatto fra le due auto. Quale la causa? Una manovra rischiosa? Quelle auto accartocciate, quasi fuse in un bacio di morte, non spiegano nulla. Sono ormai rottami macchiati si sangue che sembrano urlare senza fine nella notte, con i loro cofani divelti, bocche rotte dallo strazio, piangendo l'immensa tragedia di chi vi stava dentro: due donne morte, un bambino di 6 anni in condizioni disperate, un'altra, di 7, ricoverata per accertamenti, altre tre ancora ospitate anche loro in ospedale. Tutti divisi fra il "Vito Fazzi" di Lecce ed il "Perrino" di Brindisi.

Simone Rucco, 6 anni, ora dorme un sonno senza sogni in un letto della sala rianimazione, dopo la Tac alla quale è stato sottoposto per verificare la gravità delle sue condizioni. Una minuscola vita sospesa nel limbo delle incertezze. Stava con la sorellina Michela, di 7 (anche lei ricoverata per accertamenti), nella Fiat Tipo in cui hanno purtroppo perso la vita due giovani donne: Anna Margherito, originaria del milanese, e Pompilia Vetrugno, zia dei due bambini. Per loro, che occupavano i posti davanti, l'urto s'è rivelato fatale. Nell'altra vettura coinvolta, la Lybra, viaggiavano invece Maurizio Salvi, squinzanese residente a Bergamo, insieme alla moglie Giulia Panariti ed alla cognata Enza Panariti. I vigili del fuoco della compagnia di Lecce hanno dovuto lavorare a lungo per fendere le lamiere, estrarre i corpi, permettere ai sanitari del 118 di trasportare i feriti in ospedale. E mentre si lavora per stabilire l'esatta meccanica, inevitabilmente ci s'interroga: esisterà un modo per limitare queste inutili stragi? Se è vero che molte provinciali salentine sono pericolose per loro stessa struttura, spesso e volentieri è anche la sottovalutazione dei rischi, unita ad una scarsa prudenza, a giocare gli scherzi peggiori.

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