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Cronaca Casarano

Un nascondiglio nella casa natale, caccia ai segreti di Augustino Potenza

C’è un nuovo importante sviluppo nelle indagini legate all’omicidio del 42enne assassinato nel parcheggio di un centro commerciale

LECCE – C’è un nuovo importante sviluppo nelle indagini legate all’omicidio di Augustino Potenza, il 42enne assassinato nel parcheggio di un centro commerciale di Casarano il 26 ottobre del 2016, e sugli agguati che circa un anno fa hanno insanguinato le strade del comune salentino. I carabinieri della compagnia di Casarano, guidati dal capitano Clemente Errico, hanno individuato un nascondiglio nella casa natale di Potenza, in via Albenga, dove il 29 ottobre dello scorso era stata portata la salma del 42enne e da dove era partito il corteo funebre. Si tratta dell’ultimo atto di un lungo e paziente lavoro investigativo, dopo gli arresti del 30 maggio (nell’ambito dell’operazione “diarchia”) e il ritrovamento di un piccolo arsenale a luglio.

Il nascondiglio, su cui gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, è stato trovato al termine di una meticolosa perquisizione, celato dietro alcuni pannelli di legno azionati da un chiavistello. Un piccolo rifugio ricavato ad hoc, attualmente completamente vuoto, utilizzato forse in passato e utile per sfuggire alla caccia di qualcuno o per occultare qualcosa. Saranno ora carabinieri e magistratura a svelare i segreti di quella stanza.

Il lavoro degli inquirenti prosegue per delineare assetti criminali e mandanti ed esecutori di un omicidio ancora senza colpevoli, in una storia fatta di sangue e affari illeciti, scritta secondo le regole delle logiche criminali. Una storia che affonda nel passato per riemergere nei giorni nostri, portando con sé una spirale di morte e ferocia. Bisogna tornare indietro al 2006, nell’Italia travolta dalle emozioni e dagli scandali del calcio. Da circa un anno e mezzo i carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce danno la caccia ai latitanti Tommaso Montedoro e Augustino Potenza. Entrambi sono sfuggiti, il 23 luglio del 2005, al blitz antimafia (la cosiddetta operazione Bullone) scaturito dalle dichiarazioni del boss brindisino Vito Di Emidio, divenuto poi collaboratore di giustizia pochi giorni dopo l'arresto. Il primo viene arrestato il 22 febbraio, dopo uno spericolato inseguimento, il secondo il 23 ottobre mentre sta ritirando, a bordo di una moto rubata, oltre 100mila euro. Per i due luogotenenti di “bullone” ci saranno poi alterne vicende giudiziarie, tra processi, condanne e assoluzioni.

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