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Cronaca Sannicola / Contrada Annibale

Un villaggio turistico “bloccato” dai rifiuti. Battaglia per la bonifica

Il piano di lottizzazione in contrada Annibale in agro di Sannicola fermato dalle discariche abusive nelle cave e sui terreni coltivati. La procura vuole archiviare, ma l'imprenditore si oppone

SANNICOLA – La realizzazione di grande complesso turistico, con villaggio, campeggio, e servizi vari per la ricettività, bloccato da un ammasso considerevole di rifiuti. E la battaglia per risolvere la questione dal punto di vista sia edilizio, che di tutele ambientale, continua. Il progetto integrato di recupero della zone delle vecchie cave in prossimità della serra ionica, quelle di contrada “Annibale”, in agro di Sannicola, a ridosso dell’area di pregio naturalistico della “Montagna Spaccata-Rupi di San Mauro”, è destinato a rimanere ancora relegato sulla carta poiché parte dei terreni resi edificabili dal Pug e ricadenti nel comparto D7 sono di fatto, e da tempo, inutilizzabili per la presenza di una vasta discarica abusiva a cielo aperto. E probabilmente anche con la presenza di rifiuti pericolosi “tombati” e potenzialmente nocivi.

La vicenda è quella che vede protagonista l’imprenditore salentino Luciano Angelè, 73anni nativo di Matino e residente a Parabita, che dal 2012 vede bloccato il suo progetto per il piano di lottizzazione previsto su quei terreni acquistati (per un’estensione di oltre 70 ettari), e che come destinazione urbanistica prevedono, tra i due comparti D6 e D7, insediamenti turistico-residenziali e turistico e tempo libero. La motivazione del blocco è legata alle stesse prescrizioni delle norme del codice penale, di quelle a tutela dell’ambiente, nonché dal testo unico dell’edilizia del Comune di Sannicola, che vietano la concessione di un permesso a costruire su un terreno utilizzato come deposito di immondizie o altro materiale insalubre, senza che questo venga prima bonificato. Oltre alla rimodulazione dello stesso progetto da adattare ai sopraggiunti vincoli paesaggistici. E da qui che prende origine la battaglia anche giudiziaria dell’imprenditore salentino, che ha presentato esposti, querele, e diffide nei confronti dei privati e delle varie amministrazioni comunali di Sannicola denunciando abusi e omissioni e soprattutto la mancata bonifica delle aree comunali invase dai rifiuti. Accuse per le quali però nel mese scorso c’è sta anche una richiesta di archiviazione da parte della Procura (il fascicolo è sui tavoli del pm Emilio Arnesano) alla quale il ricorrente, con il proprio legale Pietro Luigi Nuccio, ha già presentato opposizione al gip. L’udienza per la trattazione della richiesta di archiviazione non è ancora stata fissata.               

Dopo varie segnalazioni al Comune e alle forze dell’ordine, Luciano Angelè nel marzo del 2014 ha presentato un esposto formale alla polizia provinciale con il quale denunciava che suoi quei terreni siti nel comune di Sannicola, sarebbero sotterrati, fino ad una profondità di 10 metri, circa 500mila metri cubi di rifiuti, potenzialmente pericolosi, e allegando anche foto e un’aerofotogrammetria per evidenziare la localizzazione esatta delle zone interessate. A quell’esposto seguirono lo scorso anno una denuncia formale presso la stazione dei carabinieri di Sannicola e poi, nei mesi successivi anche una segnalazione al prefetto, al Comune di Sannicola, alla guardia di finanza e al comando della forestale di Gallipoli, nonché all’assessorato all’ambiente e all’urbanistica della Regione. Su quei terreni in via d’acquisto dall’imprenditore salentino, 45 ettari ricadenti nel comparto D7 e 20 ettari nel comparto D6, al fine di realizzare la grande struttura ricettiva (per un investimento pari a 126 milioni di euro e con un finanziamento a fondo perduto della comunità europea di 56 milioni di euro ormai in fumo), ricadano infatti anche una vasta zona di proprietà del Comune di Sannicola, per un’estensione di oltre 8mila metri quadri, e altre cave e aree private nelle quali sono presenti le discariche di rifiuti in questione. In particolare l’area comunale è quella utilizzata sino agli anni 90 come discarica comunale per lo stoccaggio dei rifiuti solidi di Sannicola e Seclì, regolarmente autorizza nelle ex cave, e ormai dismessa, ma della quale non si è mai avuto contezza di una reale e concreta bonifica.

Fatto ancora più rilevante secondo Luciano Angelè, oltre al leso diritto di impresa, è quello di natura ambientale e sanitario visto “che sui quei terreni disseminati di immondizia si continuano a praticare il pascolo degli ovini e le coltivazione di grano, frutta e ortaggi con evidente rischio per la salute pubblica”. Dopo l’ennesima sollecitazione inviata al Comune nel novembre scorso al fine di far delimitare e recintare le zone e di provvedere alla bonifica delle discariche, l’imprenditore ha formulato un nuovo esposto in Procura e su quel provvedimento ora è stata formulata la richiesta di archiviazione. Decisione contro la quale il legale dell’imprenditore, l’avvocato Pietro Nuccio, il 24 aprile scorso ha depositato l’istanza di opposizione. Nella richiesta al gip, per la prosecuzione delle indagini preliminari, sono state allegate altre documentazioni e nuovo materiale fotografico recente, al fine di rendere attuative le opere di bonifica “di tutta l’area altamente inquinata”. Secondo l’imprenditore Angelé e il suo legale infatti è del tutto evidente che esista ancora oggi in quella zona “un’area adibita abusivamente a discarica a cielo aperto”. Da qui la richiesta finale per respingere l’atto di archiviazione e proseguire con le indagini al fine di verificare se i terreni interessati, compresi quelli della ex discarica, siano stati o meno bonificati e se per gli stessi siano invece rilevabili tracce “certificate” d’inquinamento.

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