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Cronaca Veglie

Salentino morì investito dal vapore della raffineria Api: condannati in tre

Fra questi anche l'amministratore delegato Giancarlo Cogliati. Altrettante le assoluzioni. Un 54enne vegliese perì nel 2013

ANCONA – Tre condanne e altrettante assoluzioni. Si chiude così il processo in primo grado per cooperazione nel delitto colposo, nella vicenda da cui scaturì la morte di Francesco Fiore, 54enne, operaio di Veglie, avvenuta il 18 giugno del 2013 dopo un’agonia di venti giorni. L’uomo fu vittima di un incidente sul lavoro nello stabilimento di Falconara Marittima dell’Api raffineria Spa di Ancona.

Il giudice Francesca De Palma della sezione penale del tribunale di Ancona ha condannato l’amministratore delegato dell’Api raffinerie anconetana Giancarlo Cogliati, 61enne, di Varese, Pierfilippo Amurri, 59enne della provincia di Ancona, dirigente del settore operazioni, e Antonio Palma, 66enne di Taranto, legale rappresentante della Ferplast, l’azienda che aveva in carico i lavori nell’Api per i quali furono inviati nelle Marche Fiore e un suo collega, anch’egli di Veglie, rimasto ferito nelle stesse circostanze.

Due anni ciascuno ai tre imputati, con pena sospesa per Amurri e pena detentiva sospesa per Cogliati e Palma. Per questi ultimi due, anche 2mila euro di ammenda per aver omesso di indicare una misura di prevenzione idonea a ridurre al minimo il rischio di essere investiti dai vapori durante le operazioni di smontaggio delle valvole. Che poi fu la causa della morte di Fiore e del ferimento del collega.

Tutti e tre sono stati anche condannati in solido con i responsabili civili Api Raffineria Spa e Ferplast Srl al risarcimento del danno alle parti (da liquidarsi in separata sede). Assolti, invece, da tutti i reati, Francesco Lion, 64enne, di Padova, responsabile del settore manutenzione; Michele Del Prete, 46enne di Falconara Marittima, responsabile del reparto ispezione e Monica Mais, 49enne di Senigallia, dirigente del settore produzione. 

L'episodio fatale per Fiore

Stando alle ricostruzioni della Procura marchigiana, Fiore e il suo collega, Gianni Calcagnile, alla fine di luglio del 2013, arrivarono nella raffineria marchigiana per alcuni lavori, ma rimasero investiti da getti di vapore mentre operavano su alcune valvole di sicurezza. Fiore fu trasportato in ospedale, a Cesena, e morì la notte del 18 giugno 2013. Aveva lesioni sul 75 per cento del corpo. Calcagnile rimase gravemente ferito, ma si salvò.

La Procura, che aveva invocato tre anni di pena per tutti e sei gli imputati, aveva contestato loro di essere stati tutti implicati nell’organizzazione e nell'esecuzione dei lavori su tredici valvole di sicurezza dell’impianto a vapore dello stabilimento, che, però, sarebbe stato in funzione, anziché fermo, con il rischio che avvenissero incidenti dovuti alla fuoriuscita di getti, in particolare nel corso delle operazioni di smontaggio di ogni singola valvola. 

L’accusa aveva ravvisato anche altre omissioni: le valvole non sarebbero state dotate di sensori di prossimità che permettessero di verificarne la chiusura dalla sala controllo e non sarebbero nemmeno stati disposti controlli sulla loro messa in sicurezza. Il giudice, però, ha ritenuto che solo alla metà degli imputati siano da attribuire mancanze. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.

Gli imputati  erano difesi dagli avvocati Luigi Matteo, Fulvio Simoni e Jacques Fosson. I famigliari della vittima si sono costituititi parte civile con gli avvocati Massimo Zecca, Giovanni Marzano e Giuseppe De Bartolomeo.

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