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Cronaca Santa Cesarea Terme

"Vele" di Legambiente previste anche per Santa Cesarea Terme

Saranno 38 quest'anno i Comuni pugliesi a cui Legambiente attribuirà le vele, con due nuovi ingressi: Fasano e Santa Cesarea Terme. La Guida blu di Legambiente attribuisce un numero variabile di vele per ambiente e servizi

 

BARI - Saranno 38 quest’anno i Comuni pugliesi a cui Legambiente attribuirà le vele, con due nuovi ingressi: Fasano e Santa Cesarea Terme. La Guida blu di Legambiente attribuisce un numero variabile di vele, da 1 a 5 (ma questo dettaglio si conoscerà il 14 giugno), sulla base di un giudizio attinente alla qualità dell’ambiente e dei servizi recettivi. Nel parametro della qualità ambientale riveste particolare importanza il sistema di trattamento dei liquami, che in mancanza produce gravi contaminazioni sul suolo e sulle acque di balneazione. Spiega l’assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati, delegato alla tutela delle acque. “Fino al 14 giugno, data di presentazione ufficiale della Guida blu 2012, non potremo sapere il numero delle vele per ogni comune, – ha continuato Fabiano Amati – ma nella mia prospettiva è impressionante che il numero maggiore di vele è attribuito ai comuni con la piena funzionalità degli impianti di trattamento delle acque, che è uno dei più importanti parametri di valutazione.”

“L’importanza del sistema di trattamento dei liquami – ha detto ancora l’Assessore – ha influenzato positivamente anche l’ingresso nello speciale elenco d’eccellenza di Fasano e Santa Cesarea Terme, che rispettivamente scaricano le acque trattate in battigia e attraverso una condotta sottomarina.” La particolare geomorfologia della Puglia comporta, infatti, la necessità di scaricare le acque prevalentemente in mare, in assenza di altri corpi recettori significativi. E’ questa la ragione che impone notevole attenzione e dispendiosità economica nel sistema di purificazione delle acque, perché diversamente si perderebbe la più grande risorsa economica che la Puglia possiede: il turismo.

In Puglia ci sono ancora alcuni agglomerati (la suddivisione amministrativa della depurazione) che non posseggono i più avanzati impianti di trattamento, a causa di controversie sul recapito finale delle acque purificate. Questi ritardi comportano come effetti un persistente stato di inquinamento del suolo e del mare, e il rischio di sanzioni per il relativo procedimento d’infrazione già avviato dall’Unione europea. “In questi casi gli insopportabili ritardi sono in sostanza la causa del riconoscimento di Legambiente con il voto più alto – ha concluso Fabiano Amati -, e si materializzano con le sembianze del delitto, perché il trattamento delle acque è una buona pratica che porta salute e denaro, anche quando non vi sono alternative allo scarico in mare, come peraltro dimostrano i casi di Fasano e Santa Cesarea Terme.”

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