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Cronaca Gallipoli

Venneri e 12 ex consiglieri rischiano il processo

Una delibera del Consiglio comunale del novembre 2005 avrebbe costretto l'Ufficio tecnico a commettere abusi contro i regolamenti edilizi. Passerelle sull'arenile nonostante i divieti della legge

L'intento dichiarato era stato quello di tutelare i gestori degli stabilimenti balneari del litorale gallipolino alle prese con la grana dei sequestri da parte della Procura della Repubblica di tutte le strutture mobili (chioschi, bar, docce, cabine e quant'altro) comprese le passerelle, le pedane e tutte le strutture, anche orizzontali, non rimosse entro il termine perentorio del 31 ottobre del 2005 imposto dalla relativa legge regionale. Alla fine quella intercessione, concretizzatasi con una delibera del Consiglio comunale del novembre del 2005 in contrasto con gli stessi dettami dell'Ufficio Tecnico comunale in materia di concessione edilizia e che autorizzava di fatto i gestori a mantenere almeno le strutture orizzontali sull'arenile, ha finito per mettere nei guai i vecchi amministratori di Palazzo Balsamo. In relazione a questa vicenda rischiano infatti seriamente di finire sotto processo l'ex sindaco Giuseppe Venneri e altri dodici consiglieri comunali della vecchia legislatura. Un'inchiesta partita proprio alla fine della stagione turistica del 2005 e che ora il sostituto procuratore Giovanni Gagliotta ha portato a compimento notificando ai diretti interessati l'avviso di conclusione delle indagini.

Un atto dovuto attraverso il quale lo stesso magistrato può formalizzare l'ipotesi di reato e la relativa richiesta di rinvio a giudizio. Reato contestato quello di istigazione per delinquere. O meglio secondo l'ipotesi accusatoria, l'indirizzo politico deliberato dal Consiglio comunale avrebbe spinto gli stessi dirigenti comunali a commettere forzatamente degli atti di abuso d'ufficio e di contravvenzione in materia di edilizia, di tutela dell'ambiente e del codice della navigazione. Nei guai oltre all'ex primo cittadino azzurro anche i Consiglieri comunali in carica che votarono favorevolmente quella delibera ovvero: Marisa Diamante, Corrado Calvi, Teresa Chianella, Francesco Fedele, Antonio Vallebona, Emilio Picciolo, Alessandro Buccarella, Emanuele Piccinno, Giovanni Conte, Luigi D'Amato, Pietro Paolo Piccolo e Luigi Manno. Tutti gli indagati hanno ora venti giorni a disposizione per presentare le proprie memorie difensive prima che il giudice accolga la richiesta del pm e disponga il rinvio a giudizio.

Ma cosa è accaduto in buona sostanza nella stagione balneare 2005 che ha portato a questo scossone da parte del Palazzo di Giustizia? Una stagione nera per i gestori degli stabilimenti balneari della Puglia e del Salento in particolar modo perché viene strettamente collegata con la "grana" delle concessioni. Concessioni stagionali quelle rilasciate dalla Regione, su intercessione e sotto il controllo della Capitaneria di porto, ma esclusivamente valide per l'espletamento dell'attività ricettiva entro e non oltre il 31 ottobre di quell'anno. Dopodiché bisognava sbaraccare tutto, altrimenti son dolori. La parola d'ordine perentoria era ripristinare lo stato dei luoghi, smontando tutte le strutture mobili (chioschi, bar, docce, cabine e quant'altro) comprese le passerelle, le pedane e tutte le strutture anche orizzontali. E qui scatta anche il bisticcio dell'interpretazione della legge. Oltre a chiedere ulteriori deroghe, gli operatori avrebbero preferito almeno che le strutture orizzontali rimanessero in pianta stabile sull'arenile in vista della nuova stagione. Per agevolare il lavoro di ripristino anche delle strutture verticali. E anche per non causare danni all'arenile. Ma il rispetto della legislazione in materia non lasciava spiragli. Soprattutto non "tollerava" sforamenti e deroghe oltre i termini prefissati. E allora son dolori come detto: e per chi non ha rispettato le regole sono arrivati senza indugio sigilli e sequestri.

Tutto sommato un'iniziativa non nuova. Già nel corso della stessa primavera del 2005 infatti furono sequestrati ben 15 stabilimenti per le stesse ipotesi di reato e in seguito furono tolti i sigilli con una serie di prescrizioni. E fra queste anche, e soprattutto, quella di rimuovere tutte le strutture entro il 31 ottobre dello stesso anno, salve fatte le concessioni annuali. E prima dell'arrivo di una nuova ondata di sequestri dell'Autorità giudiziaria, il Consiglio comunale di Gallipoli allora in carica decise di venire incontro ai gestori dei lidi. Almeno in parte. I concessionari dei tratti di spiaggia ottennero con quella delibera votata, e oggi contestata, la possibilità di mantenere sugli arenili le strutture orizzontali (pedane, passerelle, sentieri in legno) anche in inverno. Autorizzati anche se la legge regionale in materia prescriveva il contrario. Proroga che consentiva di non smontare almeno le strutture orizzontali e nonostante i sequestri, giunti ugualmente in ogni caso, per volere della Procura, poche ore dopo la decisione del Consiglio comunale.

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