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Cronaca

Xylella, oltre 3mila abbattimenti. Indennizzi per chi eradica, multe per chi non lo fa

Il piano di intervento aggiornato e autorizzato dalla protezione civile prevede tempi stretti per le operazioni nella fascia di contenimento e in quella cuscinetto. Luigi Russo, del Forum Terzo Settore: "Diagnosi e cura sono vecchie e inutili"

LECCE – Autunno, cadono le foglie e, probabilmente, 3103 alberi di ulivo. Le previsioni di intervento contenute nel nuovo piano del commissario straordinario per affrontare la diffusione della xylella confermano quanto già si era compreso con gli aggiornamenti legislativi in sede europea e nazionale.

Le eradicazioni si concentrano nei focolai individuati nella parte settentrionale della zona infetta – l’area di contenimento – e nella zona cuscinetto dove, tra l’altro, si mette in preventivo l’abbattimento di altre 1609 piante, con relativa indicazione di fondi da accantonare e dove saranno tagliate irreversibilmente anche le piante potenzialmente ospiti presenti nel raggio di 100 metri.

Nel territorio ricadente nella provincia di Lecce sono previsti 1071 abbattimenti. Ben 833 in agro di Trepuzzi, 82 a Campi Salentina, 67 a Veglie, 50 nel Leccese, 21 a Carmiano, 6 a Leverano, 5 a Nardò, 4 a San Pietro in Lama, 1 a Copertino.

Come già annunciato dal commissario Giuseppe Silletti l’onere delle eradicazioni ricade questa volta anche sui proprietari dei terreni, ai quali verrà corrisposto un indennizzo che va da 98 a 146 euro per albero abbattuto. Ma coloro che non daranno seguito entro dieci giorni dalla notifica, perderanno il diritto al finanziamento e saranno colpiti da una sanzione che va dai 500 ai 3mila euro. In caso di inerzia interverranno gli operatori dell’Agenzia regionale per le risorse irrigue e forestali.

In questo modo si intendono aggirare le resistenze degli ambientalisti e dei comitati che si oppongono che hanno ostacolato, ad esempio, i primi cinque abbattimenti in territorio di Oria, in aprile, cui poi fecero seguito altri 47 (luglio).

(Leggi il Piano_Xylella_settembre)

Ma il piano, secondo Luigi Russo, responsabile per Ambiente e Agricoltura del Forum del Terzo Settore, “non è cambiato per nulla, se non per la parte coercitiva che attribuisce ai proprietari il compito di effettuare le eradicazioni. In realtà la diagnosi e la cura rispecchiano quanto già scritto nel primo documento, ma non c’è mai stata, non c’è e non ci sarà mai la dimostrazione che con l’abbattimento si blocca la diffusione del disseccamento dell’ulivo”.

Da questo punto di vista è lo stesso piano diffuso in questi giorni a segnalare che a Oria è stata individuata un’altra pianta infetta a ridosso del focolaio preesistente. Ma anche a Trepuzzi, dove nel 2013 sono stati fatti i primi abbattimenti, il fenomeno ha continuato a diffondersi, come testimonia l’alto numero di piante infette.

Russo rimarca che una parte ben delineata delle comunità scientifica – a parte quella che definisce “la lobby barese” – è convinta che si debba puntare alla convivenza con il batterio che, tra l’altro, vorrebbe fosse escluso dalla lista di quelli da quarantena perché oramai endemico, precisa, in Italia e anche in Europa: “Se finisse fuori da quell’elenco si placherebbe l’accanimento comunitario”.

Ma quali sono le ragioni che spiegherebbero la costruzione di un’emergenza e quindi della necessità di interventi irreversibili? Russo parte da lontano, sottolineando che l’ultimo rapporto sulle agromafie, cioè sugli interessi della criminalità organizzata si apre proprio con un’introduzione sul caso xylella, rispetto al quale peraltro è aperto un fascicolo presso la procura di Lecce per diffusione colposa di una malattia delle piante.

Secondo Russo questa vicenda è “come la storia dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria”, una voragine destinata a rimanere aperta per anni, con un potenziale giro di denaro di diverse centinaia di milioni di euro “tra diagnosi, trattamenti, cure”. L’esponente del forum del Terzo Settore, insomma, non riesce a togliersi il dubbio che “ci siano dietro interessi economici che vanno anche oltre la speculazione edilizia”.

Quali saranno allora le prossime mosse del fronte che si oppone alle eradicazioni? “Ricorsi a tutto spiano – assicura Russo – e una mobilitazione civile che può contare anche sul dibattito oramai aperto nella comunità scientifica. A questo proposito ricordo che gli esiti dei test di patogenicità – quelli che devono dimostrare il nesso di causalità tra il batterio e il disseccamento, ndr – sono stati più volte annunciati ma non ancora pubblicati”.

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