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Cronaca Diso

Zincherie Adriatiche: il giudice respinge l'oblazione. E si ritornerà in aula

La partita giudiziaria resta aperta. Non basterà il pagamento di 30mila euro per consentire all'opificio un tempo con sede a Diso, ora trasferito a Taranto, di voltare pagina, nonostante il parere favorevole anche del pm. Restano in piedi le accuse di inquinamento ambientale

LECCE - La partita giudiziaria resta aperta. Non basterà il pagamento di 30mila euro per consentire a “Zincherie Adriatiche” di voltare pagina. Il giudice della prima sezione penale di Lecce Silvia Minerva ha respinto l'istanza di oblazione avanzata dagli avvocati difensori dell'opificio di Diso, accusato di inquinamento ambientale, Michele e Giuseppe Bonsegna e Saverio Sticchi Damiani.

Nonostante il parere favorevole del pubblico ministero Antonio Negro (titolare delle indagini sfociate in due sequestri dello stabilimento, nel 2011 e nel 2014) concesso anche alla luce del fatto che lo stabilimento non è più operativo (la sede è stata trasferita a Taranto), il giudice ha accolto l'opposizione dei legali di parte civile, aggiornando il processo al 31 marzo.

Torneranno così in aula i rappresentanti legali e amministratori Fernando Serafino, 55 anni, di Matino, e Fabrizio Indraccolo, 59, residente a Padova, e Filippo Giacomo Corvaglia, 40, di Diso, responsabile Qualità, produzione, sicurezza e ambiente della società.

Il primo dovrà difendersi dall'accusa di aver effettuato scarichi di acque reflue industriali, provenienti dall'attività industriale di zincatura a caldo, senza l'autorizzazione obbligatoria, gli altri due di emissioni atmosferiche nocive che avrebbero provocato ai residenti della zona difficoltà respiratorie e altri danni anche psicologici. Proprio i residenti, insieme a Legambiente (parti civili al processo con gli avvocati Pietro Viola e Luigi Aquaro) si erano opposti alla richiesta della difesa, ottenendo l'approvazione del giudice.

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