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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Imprese: calano le cancellazioni nel primo trimestre, ma il Salento resta in coda

Secondo la Camera di Commercio, la provincia di Lecce chiude il primo trimestre con 313 imprese in meno e un saldo negativo del tasso di sviluppo dello 0,44. Ma, rispetto al 2014, si registrano meno cancellazioni. Unica eccezione, i servizi alle imprese

LECCE – La Puglia, ed in particolare la provincia di Lecce, stentano a ripartire dopo la batosta della crisi. L’anagrafe imprenditoriale, illustrata dalla Camera di Commercio di Lecce,  chiude il primo trimestre del 2015 con 313 imprese in meno e un tasso di sviluppo pari allo 0,44 percento in meno: un dato che si può definire fisiologico poiché, nel mese di gennaio, vengono contabilizzate le cancellazioni verificatesi a dicembre. Nei primi tre mesi dell’anno si sono avute mille e 722 nuove iscrizioni e 2mila e 35 cancellazioni , che portano lo stock delle imprese registrate a 71 mila e 266, registrando una variazione percentuale rispetto al medesimo periodo dello scorso anno pari a 0,17 percento in meno.

I dati del 2015 sono migliori rispetto a quelli del  primo trimestre del 2014: si sono registrate meno cancellazioni, esattamente  350 in meno, e si sono avute 101 iscrizioni in più. La provincia salentina con un tasso di crescita pari allo 0,44 percento si aggiudica, tuttavia, la peggiore  performance  tra le province pugliesi che chiudono tutte in rosso, come la quasi totalità delle province italiane, ad eccezione di Milano, Roma, Palermo, Napoli, Grosseto e Livorno. Brindisi con 100 aziende in meno registra il “miglior” risultato in Puglia,  seguono Taranto, Bari  e Foggia. La Puglia perde nei primi tre mesi dell’anno mille e 502 aziende e registra un tasso di crescita pari a 0,40 percento in meno, l’azienda Italia ne perde 18 mila e 685.

L’analisi dei vari  settori economici può essere effettua, però, solo con un confronto con i dati del primo trimestre 2014, poiché il saldo elevato delle imprese non classificate (cioè non ancora attribuite ad un settore economico poiché l’iter amministrativo non si è ancora concluso) non consente una corretta analisi di quanto accaduto nei primi tre mesi dell’anno. I comparti  economici che rispetto al primo trimestre del 2014 hanno registrato una diminuzione delle imprese sono quello agricolo passato da 9 mila e 133 a 8 mila e 903, il manifatturiero che registra una diminuzione del 2,51 percento (da 6mila e 811 alle attuali 6mila e 640 imprese) e il comparto delle costruzioni (1,59 percento in meno) la cui numerosità è passata da 10mila e 348 a 10mila e 183.

Le attività commerciali  e le attività dei servizi alla persona sono sostanzialmente stabili registrando. Le attività che registrano una crescita sono invece  quelle riconducibili alla sanità e assistenza sociale che crescono del 9,3 percento, passando da 536 aziende alle attuali 586, le attività finanziarie e assicurative che  con mille e 221 imprese hanno registrato un incremento del 3,5 percento, le attività di alloggio e ristorazione passate da 5 mila e 95 a 5 mila e 232 ed i servizi di informazione e comunicazione  con mille imprese.

Analizzando i saldi registrati al 31 marzo, dal punto  di vista della forma giuridica, si evidenzia che  sono quasi esclusivamente  le imprese individuali ad annoverare perdite con un saldo pari a 457 aziende in meno, seguite dalle società di persone con 34 in meno. Viceversa le società di capitale registrano un saldo positivo di 14 imprese come pure le altre forme societarie con 14 in più.

Continua l’emorragia delle imprese artigiane che perdono  nel trimestre in esame  307 imprese saldo negativo che porta lo stock delle imprese artigiane a 18 mila 185. I peggiori saldi si sono registrati nel comparto   delle costruzioni  e in quello manifatturiero, seguito dal commercio, dalle attività dei servizi di alloggi e ristorazione , mentre le altre attività di servizi, che comprendono sostanzialmente i servizi alle persone, registrano una perdita di 33 imprese. Uno dei pochi segni positivi  è da imputare alle attività dei servizi alle imprese che chiudono i primi tre mesi  dell’anno con un saldo positivo di 11 imprese.

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