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chi mi assicura? quando il sinistro è troppo sinistro

Un articolo de L'Espresso riprende la denuncia del leccese D'Agata sulla presunta gonfiatura dei dati per mantenere alte le polizze. Già a febbraio un'inchiesta su "Diario" e dopo un'interrogazione

Quando il sinistro è un po' troppo sinistro. E se vi fossero gonfiature, con truffe ai danni dei clienti? Ne è convinto Giovanni D'Agata, il 51enne ex carabiniere approdato al campo della assicurazioni, che nel 2003 interessò la Procura di Lecce su un giro vorticoso di numeri a dir poco "strani". Manipolazioni delle compagnie assicurative sulle pratiche per mantenere alte le polizze, fu la sua accusa. D'Agata, per quelle rivelazioni scottanti, venne licenziato dai vertici della compagnia Rasservice. Una decisone che il Tribunale del lavoro ha dichiarato illegittima, anche se tuttora continua l'ostracismo nei suoi confronti. E così, si va avanti in penale anche per mobbing. D'Agata è difeso dall'avvocato Carlo Madaro, consigliere provinciale con delega allo Sportello dei diritti.

Oggi si torna a parlare di questa vicenda per via di un articolo apparso su "L'Espresso", che a sua volta segue una dettagliatissima inchiesta apparsa su "Diario" nel febbraio scorso. "Sospeso, mobizzato e licenziato", attacca il pezzo de "L'Espresso", parlando del caso D'Agata. Già "funzionario della Allianz Subalpina, centro liquidazione danni di Lecce, la sua compagnia viene accorpata, per il settore liquidazioni, a Ras service e Bernese. D'Agata entra così in possesso dei dati su tutti i sinistri delle società e afferma di essere costretto dal suo nuovo capoufficio a modificare le tabelle consuntive. Decide di indagare per conto proprio finché non ritiene di aver scoperto il trucco che, secondo lui, permette alle società di mantenere alti i danni e aumentare i prezzi delle polizze Rc auto, condizionati dal mercato assicurativo e dal numero di sinistri".

"D'Agata - prosegue l'articolo - esamina con certosina pazienza le tabelle di centinaia di infortunati e s'imbatte in anomale ripetizioni. Scopre per esempio che il signor Rossi, di Roma, il tal giorno ha investito la signora Bianchi. Ma voltando pagina si accorge che alla stessa data risulta che è stata la signora Bianchi a investire il signor Rossi. Ovviamente, solo uno dei due viene risarcito. Un errore? Può darsi, ma la casistica dei doppioni è significativa". In sostanza, il sospetto di D'Agata è che la gonfiatura venga effettuata per aumentare i stati statistici e sostiene di avere in mano le prove, tramite il sistema informatico "Pegaso" usato dalle compagnie. Ed i suoi sospetti si sono arricchiti nel tempo grazie alle testimonianze di altri agenti assicurativi di tutta Italia.

Sul caso il 26 giugno scorso Felice Belisario, de L'Italia dei valori, ha presentato insieme al collega Salvatore Raiti un'interrogazione scritta alla ministero dello Sviluppo economico. I due firmatari fanno riferimento all'intervista rilasciata a "Diario" da D'Agata (l'articolo è stato posto in allegato) "a firma del giornalista Mario Portanova con la quale venivano segnalate una serie di possibili alterazioni dei dati relativi ai sinistri all'interno dei centri di liquidazione danni delle maggiori compagnie assicurative italiane che, come è noto, negli ultimi anni si sono consorziate per la gestione in comune dei servizi di liquidazione (fra questi Fondiaria - Sai - Milano, Generali - Assitalia-Fata, Ras-Allianz-Bernese, Unipolaurora-Navale, eccetera), mantenendo sostanzialmente scorporate le singole imprese per la raccolta dei premi e la fornitura dei prodotti e servizi assicurativi".

Nell'interrogazione, parlando quindi dell'intervista a D'Agata, si ricorda come avesse "già denunciato tali prassi alla Procura di Lecce, evidenziando come attraverso «semplici trucchetti» venivano alterati alcuni dati «grazie ai quali i premi delle polizze continuano ad aumentare, i bilanci delle compagnie vengono alterati...»: fra questi l'apertura fittizia di sinistri allo scopo di aumentarne la frequenza. Il dato più inquietante che emerge è che se «queste stesse manipolazioni fossero state eseguite a livello di tutti gli ispettorati dei maggiori gruppi assicurativi... il risultato sarebbe stato un aumento vertiginoso dei sinistri. Vale a dire un danno agli assicurati, poiché il solo scopo del trucco era il mantenimento di elevati livelli tariffari. Tanto nessuno può controllare queste procedure, se non le stesse compagnie...»; queste circostanze sarebbero confermate anche da altri addetti agli ispettorati sinistri di altre compagnie del territorio nazionale; in virtù dei sistemi informatici utilizzati all'interno degli ispettorati di gruppo avverrebbe uno scambio dei dati sensibili di assicurati e danneggiati delle compagnie consorziate, senza alcun riguardo per il diritto alla privacy".

"Tale scambio di dati relativi al numero dei sinistri, e ai pagamenti - proseguono i due firmatari -, se gli stessi fossero conosciuti da tutte le compagnie all'interno dello stesso gruppo, potrebbe comportare una violazione della normativa antitrust o un aggiramento della normativa stessa. L'eventuale alterazione dei dati statistici all'interno degli ispettorati sinistri e le eventuali anomalie indicate nella citata inchiesta possono comportare un'alterazione del leale svolgimento dei mercati assicurativi e quindi possono essere in grado di aumentare le tariffe relative ai premi di assicurazione". In tutto questo, Belisario e Raiti chiedono al ministero quale sia il reale compito dell'Isvap, l'organismo di vigilanza, se di "controllo diretto e la vigilanza sui dati relativi alla gestione interna e tecnica dei servizi di liquidazione sinistri delle compagnie assicurative" o "di mero organo accertatore dei dati e delle statistiche fornite dalle compagnie e dai gruppi assicurativi".

L'inchiesta di Diario del febbaio scorso

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