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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

"Ci hanno lasciato in mutande", scioperano i sindacati

Contro la manovra finanziaria del governo, si scatenano i lavoratori che manifestano esponendo la biancheria. Usc critica verso la Cgil che manifesta a Bari, per Rifondazione convergenza di obiettivi

LECCE - Torna a riunirsi oggi il Senato per l'approvazione del testo della manovra economica anti-crisi, sulle linee guida dettate dall'Unione Europea, firmato dal ministro al ramo, Giulio Tremonti ed è bufera. Mentre tutto è in alto mare, neanche le possibili modifiche hanno scongiurato il rischio sciopero generale, proclamato per oggi dai sindacati contrari alla norma: Cgil da un lato, presente a Bari con venti pullman partiti dal solo Salento, e Usb insieme a tutti i sindacati di base che, in mattinata, hanno riempito piazza Sant'Oronzo a Lecce.

Con questi ultimi, presente anche una delegazione di Rifondazione Comunista che si è divisa tra il capoluogo regionale e quello salentino, per una convergenza di obiettivi: bloccare una manovra "iniqua, che non serve contro la speculazione finanziaria dei mercati né contro la crisi", spiega il segretario regionale, Piero Manni. La contromanifestazione di Lecce viaggia, però su un binario parallelo e contrario alla direzione presa dalla Cgil, "colpevole", a detta dei sindacalisti Usb-Rdb, di aver firmato l'accordo del 28 giugno che, d'intesa con Confindustria e gli altri confederali, ha inferto il colpo mortale allo Statuto dei lavoratori.

Ben prima della manovra di "ferragosto", i diritti fondamentali dei lavoro erano quindi a rischio, perché, spiega Luca Puglisi, coordinatore nazionale del pubblico impiego Usb, "le aziende sono ora libere di licenziare anche senza giusta causa, se c'è l'accordo con i sindacati interni".A peggiorare la situazione, poi, quell'articolo 8 del testo approvato in Commissione Bilancio, "inaccettabile, perché derogando al contratto collettivo nazionale, lascia margini di licenziamento tramite accordi aziendali locali", conferma Gianni Palazzo, segretario regionale dell'Unione sindacale di base.

Non solo pensioni tagliate e fasce sociali colpite indiscriminatamente: i riflettori oggi sono tutti puntati sulla dignità del lavoro e sul costo della crisi, "scaricato" su chi sconta quotidianamente la sua fetta di povertà. "Abbiamo sollecitato la forte adesione e la partecipazione dei dipendenti di tutte le ditte esterne e delle società a capitale pubblico o partecipate da enti locali, perché sono i diretti interessati - spiega Palazzo. - La manovra, in barba all'esito del referendum del 12 giugno, potrebbe infatti obbligare gli enti a liberalizzare tali società, esternalizzando i servizi". Come "Alba Service", partecipata dalla Provincia di Lecce, o "Sanitaservice", la società in house creata dall'Asl locale, al fine di stabilizzare più di 600 persone.

Poi c'è il capitolo pubblico impiego, con contratti e stipendi congelati fino al 2014. "Si tratta dell'ennesimo provvedimento contro la pubblica amministrazione, che taglia ulteriormente la spesa - commenta Puglisi - fornendo la possibilità per i dirigenti di operare la mobilità forzata sugli impiegati, all'interno della stessa regione". Mentre alcuni esponenti nazionale del sindacato hanno simbolicamente occupato la Borsa di Milano, cuore nevralgico della crisi, anche a Lecce i lavoratori promettono battaglia: la sfilata con biancheria ben in vista, di fronte alla sede della Banca d'Italia leccese, e la consegna degli stessi indumenti intimi al ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, che i manifestanti sperano di incontrare nella sua città natale, Maglie (dove continuerà il corteo), non vuole essere da meno.

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