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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Galatina

Il cementificio Colacem a porte aperte: "La nostra sostenibilità è nei fatti"

I dirigenti invitano la stampa: "Massima attenzione sulle emissioni inquinanti e rivendichiamo un prodotto certificato e di qualità"

GALATINA – Colacem, colosso nazionale nella produzione di cemento, apre le porte dello stabilimento di Galatina ai giornalisti. E c’è un motivo. Anzi due. Il primo è quello fornire all’opinione pubblica la propria versione sulle notizie di cronaca che hanno coinvolto il cementificio. Il secondo è quello di far toccare con mano agli operatori della comunicazione la realtà di un’industria che ha un ambizioso obiettivo: scalare le vette dell’eccellenza europea, fino a “dimezzare il valore delle emissioni inquinanti previsto dalla migliore tecnologia”.

La conferenza stampa indetta dai vertici di Colacem (Giovanni Vincenti, direttore dello stabilimento, Fabrizio Pedetta, direttore generale) parte da un assunto: lo stabilimento di Galatina è inquinante al pari, e forse meno, di tutte le altre aziende che producono cemento in Europa. La produzione non è esente dall’immissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti: diossido di carbonio (CO); monossido di carbonio (CO2) e particolato PM10.

La sfida che si pone una fabbrica che vuole essere all’avanguardia nel 2017, in un contesto quindi di acuita sensibilità ai temi della salute e dell’ambiente, è un’altra: ovvero quella di migliorare le performance puntando sulla tecnologia. “Colacem vuole essere un’azienda sostenibile non solo nella retorica della comunicazione pubblicitaria, ma a partire dai fatti”, ha assicurato il responsabile della comunicazione Massimiliano Pambianco.

Vediamo, quindi, i fatti nella narrazione che ne fanno i responsabili aziendali: partendo dagli indizi più elementari, lo stabilimento vanta un certo numero di arbusti sempreverdi, piantati nelle aree comuni tra i macchinari, e di centraline per le rilevazioni della qualità dell’aria.

Più indicative sono, poi, le modifiche apportate agli impianti per l’abbattimento dei fumi: “Abbiamo installato un filtro ibrido che impedirà al massimo la fuoriuscita delle polveri sottili – spiega Vincenti -: il nostro unico vantaggio è nel recupero energetico. Nessuno ci ha imposto di apportare questa modifica perché lo stabilimento già usa la migliore tecnologia a disposizione; abbiamo provveduto da soli nell’ottica di un miglioramento complessivo. Per quanto riguarda in carbonile, invece, verrà coperto”.

Altro capitolo è quello dei controlli: “Dallo stabilimento non è mai uscito un chilogrammo di cemento che sia fuori norma: il prodotto è tracciato, tracciabile e certificato. E non potrebbe essere altrimenti; diversamente non potrebbe essere commercializzato”.

Colacem, in buona sostanza, rivendica di immettere sul mercato un prodotto di “ottima qualità” che viene impiegato anche per la produzione del calcestruzzo, di uso comune: “Si tratta di un materiale versatile e durevole che è alla base per la realizzazione di infrastrutture, strade, ponti, ospedali e via dicendo: se chi lo impiega non rispetta le regole, questo è indipendente dalla nostra volontà”.

E ancora: “Nell’agenda dell’Onu per il 2030, tra i 10 obiettivi della sostenibilità vi è un punto specifico dedicato alle infrastrutture atte a garantire lo sviluppo economico dei Paesi: senza il cemento, in altre parole, non potremmo garantire un’elevata qualità della vita che poggia sull’esistenza di edifici e infrastrutture sicure”.

L’inchiesta sulle ceneri provenienti da Cerano

Un capitolo a parte è quello giudiziario: dopo l’inchiesta aperta su Cerano a Brindisi, Colacem, che pure non è direttamente coinvolta, è stata tirata in ballo da alcuni sindaci del comprensorio di Galatina, Zollino e Corigliano in testa, perché esiste il sospetto che tra le ceneri provenienti dalla centrale Enel Federico II di Cerano, utilizzate anche a Galatina, potrebbe esserci finito anche una certo quantitativo “contaminato da sostanze pericolose”.

I sindaci hanno chiesto alle istituzioni di effettuare controlli ulteriori e Colacem dichiara di aver avviato anche una verifica interna. C’è da dire che l’utilizzo di ceneri è parte dell’ordinario ciclo produttivo del cementificio di Galatina, spiegano i dirigenti, perché propedeutico alla realizzazione di alcuni tipi di cemento resistenti ai solfati e meno permeabili agli agenti atmosferici.

Per il resto, puntualizzano, “siamo certi di aver operato sempre in modo professionale; la magistratura farà il suo corso e noi restiamo sempre a disposizione perché non abbiamo nulla da nascondere”.

La valutazione di impatto sanitario propedeutica all’Aia

Infine un passaggio rispetto alla richiesta pervenuta dall’ordine dei medici e di alcune sigle sindacali dell’ambito sanitario, di assoggettare il rilascio dell’Aia (autorizzazioni integrata ambientale) ad una valutazione d’impatto sanitario: “Abbiamo già detto di essere d’accordo in sede di conferenza dei servizi, ma vorremmo che lo studio fosse fondato su una base di criteri oggettivi e realizzato dalle istituzioni competenti, come Asl, Arpa e ministero della Salute”.

Tornando alle emissioni di PM10 e la correlazione presunta tra l’attività del cementificio e l’allarmante incidenza del tumore polmonare nel comprensorio di Galatina, Colacem risponde così: “Da uno studio della provincia di Lecce, che ha elaborato dati Arpa ed Ispra, emerge che le attività industriali hanno un impatto negativo sull’inquinamento pari al 6 percento, mentre il 30 percento è dovuto alla circolazione stradale, la restante parte divisa tra riscaldamento degli edifici e gestione dei rifiuti – puntualizza Pedetta -. Legare l’incidenza dei tumori ad una singola attività non è possibile. La nostra azienda ha dei valori che noi siamo fieri di rispettare”. 

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