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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

La crisi morde: diminuiscono occupati e disoccupati, aumentano gli inattivi

Il tasso di disoccupazione è sceso dal 23,1 per cento al 22,3. Impressionano, soprattutto, i dati dei giovani sino ai 29 anni

LECCE – Aumenta, considerevolmente, il numero dei salentini che non hanno mai lavorato oppure hanno prestato la propria attività lavorativa “in nero”. Sono i cosiddetti “inoccupati” e a rilevarlo è l’Osservatorio economico di Davide Stasi.

I dati restituiscono una fotografia del mercato del lavoro nel corso degli ultimi 10 anni e indicano, al contrario, una contrazione del numero di occupati e disoccupati.

Le dinamiche occupazionali e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro risentono, evidentemente, delle mutazioni del contesto socio-economico locale. E, come noto, la recessione economica sta frenando la crescita del territorio, che si conferma piuttosto debole.

In particolare, il tasso di occupazione è sceso dal 43,7 per cento al 42,7 per cento. Gli occupati sono 223 mila 109, in prevalenza uomini. L’Osservatorio registra, dunque, una contrazione di 5mila 178 unità lavorative in meno, di cui 4mila 803 uomini e 375 donne.

Rispetto al 2013, la contrazione è di 2mila e 22 unità in meno, di cui 5mila e 295 uomini, mentre risulta positiva la performance delle donne di 3 mila 273 unità. Rispetto al 2007, quando gli occupati raggiunsero quota 249mila, la contrazione è di 25 mila 891 unità.

Si tratta, quindi, di un passo indietro perché il biennio 2015-2016 lanciava segnali incoraggianti, che presagivano una graduale e costante ripresa: il tasso di occupazione che era salito prima al 43 per cento e poi al 43,7 per cento. Inoltre, dall’analisi per comparti produttivi, si registravano buone performance nel comparto del turismo, seguito dalla sanità e dall’assistenza sociale.

Parallelamente, sempre in provincia di Lecce, il tasso di disoccupazione è sceso dal 23,1 per cento al 22,3. In termini assoluti, ci sono 64 mila 163 disoccupati.

Impressionano, soprattutto, i dati riferiti ai giovani sino ai 29 anni. La percentuale, infatti, raggiunge quasi la metà: il 42 per cento per cento dei giovani tra i 18 e i 29 anni cerca lavoro. Sale al 47 per cento la quota dei giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni.

“I timidi segnali di ripresa registrati nel settore privato risultano del tutto insufficienti - commenta Davide Stasi -. Continuiamo a pagare le conseguenze di una crisi senza precedenti”.

La “ricetta” per contrastare il fenomeno della disoccupazione, a suo dire, consiste nel creare un rapporto più stretto tra la scuola e le aziende per avvicinare i giovani alle attività artigiane.

“Occorre, in particolare, valorizzare la formazione professionale, rilanciando l’apprendistato quale strumento formativo fondamentale per trasmettere il saper fare e per inserire i giovani nel mondo del lavoro – puntualizza lui -. La riforma dell’apprendistato serve a ridurre la distanza tra i giovani e il mondo del lavoro. Da un lato, i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall’altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui necessitano”.

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