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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Surbo

Iniziata l’eradicazione degli ulivi infetti. Ma restano i dubbi sul caso Xylella

Hanno preso il via le operazioni, annunciate nel vertice in Prefettura, dall'assessore Nardoni, a Surbo, Trepuzzi e Squinzano. Ma rimangano perplessità sulla soluzione scelta, mentre le associazioni vivaistiche chiedono aiuti

SURBO - Lo aveva annunciato dopo il vertice in Prefettura lo stesso assessore regionale alle risorse agrarie, Fabrizio Nardoni, che entro la metà di aprile, si sarebbero eradicati un centinaio di ulivi, in cinque aree specifiche, colpiti dal batterio della xylella fastidiosa e definiti come “focolai” della malattia che sta mettendo a rischio gli esemplari. Ma le operazioni, iniziate ieri, non sembrano aver fugato dubbi e perplessità sulla sorte degli alberi e, soprattutto, sulle soluzioni alternative.

Fatto sta che, con specifiche direttive del 10 e 12 aprile, i funzionari hanno annunciato ai proprietari dei terreni, epicentro del focolaio, che il giorno 14 si sarebbero proceduto ad eradicare gli alberi. E così è stato. Nella giornata di ieri, infatti, a Surbo, sulla strada per Torre Chianca, e a Trepuzzi, in prossimità della stazione ferroviaria, sulla strada che conduce a Squinzano, hanno preso il via le estirpazioni a cura dell’agenzia Arif (Agenzia regionale irrigui e forestali), con il monitoraggio degli ispettori fitosanitari dell’ufficio provinciale e le indicazioni dell’Unione Europea.

Eppure, secondo le associazioni territoriali, in alcuni esemplari estirpati, i sintomi della xylella non sarebbero manifesti. Lo sostiene, in particolare, l’associazione “Spazi Popolari” di Sannicola che ha raccolto il disagio di diversi agricoltori e proprietari: “Ognuno di loro ha impresso su un foglio le coordinate delle piante interessate ed il numero di alberi coinvolti dalla misura. Vaghe e vane promesse di indennizzo, si fa leva sulla responsabilità verso i vicini e le altre regioni. Costernati vedono fare a pezzi un patrimonio. Tutti ci vengono incontro, vogliono sfogarsi, fare domande, capire qualcosa. ‘Vedete, quest’albero mi avrebbe dato tanti frutti, guardate che impollinazione, mi sono sacrificato perché mi hanno detto che con questi esemplari si fermerà la malattia’ - ci ha detto uno dei proprietari. Un esemplare bellissimo quello che ci mostrava”.

In particolare, si contesta la scelta operata, facendo riferimento a quanto affermato dall’autorità europea per  la sicurezza alimentare: “Non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell'eradicazione di X. Fastidiosa , una volta insediatasi all’aperto”. La raccomandazione, pertanto, era che le strategie preventive per il controllo dei focolai si concentrassero sulle due principali vie di infezione (piante da messa a dimora e insetti infetti presenti nelle partite di vegetali) e si fondassero su un approccio basato su sistemi integrati.

Anche Casa Pound parla di “tragedia che si consuma nel silenzio” e che “rischia seriamente di cancellare, nel giro di pochi mesi, non solo un settore portante dell’economia locale ma anche secoli di civiltà contadina e radici culturali legate in maniera indissolubile al territorio”: “L’area di contagio – si afferma in una nota - è talmente vasta da non poter essere affidata alle competenze degli enti regionali che da mesi, ormai, brancolano nel buio senza venire a capo del problema, limitandosi ad una scrupolosa quanto sterile esecuzione dei diktat provenienti da Bruxelles. Occorre mettere al servizio del comparto olivicolo e vivaistico salentino l’eccellenza della ricerca scientifica nazionale, indicendo al più presto una commissione ministeriale che si occupi a tempo pieno del problema”.

Fino allo scorso dicembre, come riportato dal Servizio Fitosanitario, sono state effettuate oltre 16mila analisixylella-2, coprendo a tappeto tutta la provincia di Lecce. Intanto, nella giornata di ieri, si sono tenute le audizioni sull’emergenza, con la partecipazione di aziende vivaistiche, nella quarta commissione consiliare, presieduta da Orazio Schiavone. In questa fase, è possibile la movimentazione dei prodotti all’interno della provincia di Lecce, ma non all’esterno, ad eccezione di un esiguo numero di specie, dopo il campionamento e l’analisi che certifichi l’assenza del batterio.

“Le conseguenze – come spiega il consigliere regionale Saverio Congedo – sono la perdita economica per la mancata vendita extraprovincia, per i contenziosi a seguito della mancata evasione degli ordini e per  aggravio dei costi conseguente all’attività di campionamento e analisi, oltre agli oneri di mantenimento di quelle specie non movimentabili, senza garanzie che le stesse possano essere vendute  in tempo prima che diventino non commercializzabili”.

Per queste ragioni, le associazioni vivaistiche hanno chiesto l’erogazione di contributi per tamponare la situazione di grave difficoltà economica delle aziende, l’introduzione di sgravi fiscali e l’attivazione di un tavolo tecnico permanente con la Regione per individuare le soluzioni necessarie.

Coldiretti Lecce, invece, stempera gli allarmismi ma chiede il massimo rigore, scientifico e tecnico, negli interventi sul territorio per fermare l'epidemia batterica, concertati dagli Uffici fitosanitari regionale e nazionale con l'Unione europea: “Siamo d'accordo con gli interventi “chirurgici” per eradicare le piante ormai condannate a morte nei cinque focolai individuati da ricercatori e tecnici – osserva il direttore Giampiero Marotta – ma al contempo siamo pronti a vigilare affinché nessuna azione non necessaria venga intrapresa a danno di una risorsa straordinaria per il Salento come l'olivicoltura, con i suoi 11 milioni di piante”.

“Siamo i primi a non voler distruggere il patrimonio olivicolo, ma non possiamo esimerci dal governarlo – incalza Marotta - Laddove ci sono piante attaccate da fitopatologie, da funghi o batteri aggressivi, come nel caso di Xylella fastidiosa, devono essere governate, manutenute, come è da sempre buona prassi dell'agricoltore. Non vogliamo assolutamente devastare il territorio, questo è lapalissiano. Il nostro obiettivo principale, il nostro impegno come Coldiretti è si quello di migliorare il paesaggio, ma principalmente quello di incrementare il reddito delle imprese”.

“L'olivicoltura è una delle poche colture in controtendenza – aggiunge il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno - Negli ultimi 10 anni nel Salento il patrimonio arboreo è cresciuto di oltre 5mila ettari. Chiediamo che l'approccio nella gestione dell'emergenza Xylella sia pragmatico e rigoroso, a tutela dell'immenso patrimonio sedimentato nei millenni. Auspichiamo che il monitoraggio prosegua e che sia quanto più puntuale possibile. Da parte nostra posso assicurare che continueremo ad investire nella crescita di questa coltura fondamentale. Di una cosa i salentini devono essere certi fino che ci saranno gli olivicoltori, l'olivicoltura salentina non potrà morire”.

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