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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Seconda rata Imu, per Codacons illegittima la scadenza prima del 30 gennaio

L'associazione dei consumatori chiede, alla luce dello Statuto del contribuente, che venga prorogata la data del 16 gennaio. Caos nel calcolo degli importi: dovrebbero essere i Comuni, come era prima per l'Ici a definire le singole posizioni

LECCE – Che siano i Comuni a dire al cittadino se e quanto deve pagare l’Imu. Lo chiede il Codacons, insieme alla proroga della data di scadenza del 16 gennaio prossimo che riguarda la seconda rata sulla prima casa. L’incertezza normativa e la disorganizzazione nell’affrontare la dismissione dell’Imu stanno creando disagi evidenti nel calcolo della seconda rata.

Prima osannata, poi abiurata, ma comunque ancora lì a gravare sui proprietari di immobili, l’Imu. E per una volta, sostiene l’associazione dei cittadini, si inverta la procedura, esattamente come avviene già per le tasse sui rifiuti e come avveniva ai tempi dell'Ici. Toccherebbe quindi alle amministrazioni mettere il cittadino nelle condizioni di adempiere al versamento, ma nel rispetto di quella che viene definita una delle leggi più violate d’Italia, lo Statuto del contribuente (legge del 27 luglio 2000, numero 212) che impone il principio di correttezza, collaborazione e buona fede.

La richiesta di posticipo del termine di pagamento sarebbe peraltro ampiamente giustificata dalla stessa norma già citata, che all’articolo 3 prevede che “le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore”.

Considerato che il decreto legge sull'Imu è del 30 novembre, qualunque data prima del 30 gennaio 2014 è illegittima. Peraltro, dato che i comuni hanno tempo fino al 9 dicembre per pubblicare le delibere delle aliquote Imu, i 60 giorni devono scattare da quella data. A questo si aggiunga che anche la logica ed il buon senso richiederebbero uno slittamento di alcuni mesi considerato il giusto grido d'allarme lanciato dai Caf e viste le obiettive condizioni di incertezza su chi deve pagare e quanto.

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