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Informazione precaria, la rivolta per l’equo compenso parte da Lecce

Secondo appuntamento della protesta degli operatori dell'informazione nell'open space di Palazzo Carafa. E' del presidente dell'ordine nazionale la prima firma per l'approvazione del ddl. Proposta:"No al lavoro gratis"

LECCE - Precari si, ma con classe. E non è tanto una questione di stile, per i giornalisti salentini, quanto di omertà. Del silenzio che per lunghi anni ha avvolto il lavoro di centinaia di professionisti, freelance, cameraman, pubblicisti, fotografici e operatori dell’informazione su cui si sapeva poco, e comunque nulla trapelava riguardo le retribuzioni non dignitose, i turni di lavoro fuori da ogni logica e i compromessi cui si scende per fare il proprio mestiere.

L’immagine del giornalista tirato per la giacchetta a seconda delle necessità è nota. Fa sorridere, e ben sperare, però, la solidarietà trasversale delle istituzioni e dei politici locali che il movimento di protesta sta raccogliendo, innescato dalla miccia della denuncia e successivo licenziamento del cameraman di Canale 8, Vincenzo Siciliano. Solidarietà raccolta anche tra chi non si è mai tirato indietro di fronte all’eventualità di un’intervista, e che forse aveva meno interesse a scavare nel vissuto lavorativo del professionista di turno. Squarciare il velo di ipocrisia è piuttosto complicato, però, e chi è senza peccato, nel luccicante mondo dell’informazione, scagli la prima pietra.giornalisti precari 003-2

E più che una questione di colpe e complicità, ciò che serve adesso è un atto di forza unilaterale degli interessati che sin son accorti di godere di diritti negati, da riconquistare a piccoli passi. Il primo passo, simbolico, è stato compiuto oggi nell’open space di Palazzo Carafa, a Lecce, nel corso della seconda riunione organizzata dagli operatori dell’informazione salentini, con i referenti di Asssostampa, Ordine dei giornalisti della Puglia, sindacati ed esponenti politici che hanno partecipato a titolo (ovviamente) personale.

La prima firma su una campagna di raccolta di adesioni per far approvare il disegno di legge sull’equo compenso per la categoria, è stata apposta dal numero uno dell’ordine nazionale, Enzo Iacopino. Il testo sarà reso disponibile on-line tra pochi giorni. La sfida è quella di accelerare l’iter di approvazione del ddl in commissione Lavoro, dopo la brusca frenata subita, per collegare più chiaramente i finanziamenti pubblici all’editoria al compenso e relativi contributi erogati ai giornalisti, anche esterni alle redazioni.

Come può reggere un sistema dell’informazione di qualità e veramente libero, se è sotto schiaffo del ricatto economico? La risposta è ovvia ed il secondo passo individuato dai presenti è stato quello di dar avvio, su segnalazione, alle sanzioni disciplinari previste. Se le leggi esistono, risulta sempre difficile farle rispettare.

Ma nel calderone della vertenza che ricordiamo, è partita proprio da Lecce e mira a far rete con tutte le regioni italiane, entra di tutto. Dal quel rischio di una battaglia generazionale con i giornalisti di vecchia data, decisamente più tutelati e che pur in condizioni di pre -pensionamento, sottraggono spazi al ricambio generale, fino agli squilibri evidenti di retribuzione che alimentano la concorrenza tra gli stessi colleghi, fino alle considerazioni di un mercato saturo in cui la prospettiva di lavorare dignitosamente appare semplicemente illusoria.

Le proposte non sono mancate: dall’utilizzo di una parte dei fondi Por da destinare alle società dei giornalisti, fino al rafforzamento della presenza dei sindacati all’interno delle redazioni. Su tutto campeggia la provocazione più forte, lanciata dalla presidente dell’ordine regionale, Paola Laforgia: “Non dobbiamo più essere disposti a lavorare gratis. Tutti insieme, cominciamo a dire no”.

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