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“La Casa di Frontiera”, l’emporio del Salento contro la massificazione

Dalla creatività di Francesco Spada nasce un'esperienza sperimentale che stupisce per semplicità ed originalità: un luogo "nuovo", ad Otranto, "a forte identità territoriale, avulso dal dubbio gusto dei prodotti globalizzati"

OTRANTO - È stata inaugurata ad Otranto un’esperienza sperimentale che stupisce per la sua semplicità ed originalità. Nel segno di Francesco Spada. Nel 1981 quasi i’intera popolazione fu coinvolta nelle riprese del primo lungometraggio girato nel Salento, “Otranto 1480” per la regia di Adriano Barbano, sceneggiato da Rina Durante per raccontare la storia del saccheggio della città di Idrusa e dei suoi martiri.

Un film in costume in una Otranto in cerca di identità con il suo castello abbandonato a se stesso che Francesco Spada, nelle vesti di scenografo e costumista, scelse come campo-base e come location principale per le riprese. Un lavoro pioneristico di straordinaria partecipazione popolare che riportò Otranto e la sua storia all’attenzione nazionale, che diede probabilmente la primogenitura all’attuale cine-trent nel Salento.

Nello stesso castello nel 1988, per l’esposizione “Il ritorno dell’arte” a cura di Pierre Restany, Francesco Spada realizzò nel cortile, una grande installazione “Vortice”, che voleva ribadire la matrice evolutiva di quel territorio; una struttura aperta in lamiera color turchese poggiata su una duna di sabbia che accoglieva e coinvolgeva il pubblico in un percorso di fluidità.

Ma il legame di Spada con Otranto continua, e grazie all’amore e alla passione per questo luogo straordinario di due giovani otrantine, Katia e Annamaria, Spada, oggi tra i più ecclettici designer italiani di fama internazionale, ha ideato un nuovo spazio nel cuore del centro storico, nuovamente accanto al suo "amico – castello". La volontà è stata quella di ideare un “luogo nuovo a forte identità territoriale", "totalmente avulso" da quella che, a suo dire, sarebbe "l’attuale immagine massificata e di dubbio gusto che Otranto subisce da anni da parte dei nuovi invasori di prodotti globalizzati, che ne deturpano la sua bellezza ed unicità".

Nasce così questa esperienza, in una piccola antica casa ad angolo con volte a stella, piano terra con pozzo annesso, una scala interna che porta al primo piano e un terrazzino, riportata alla sua originaria fattezza e ridipinta a calce di celeste e ocra. Spada con i suoi allievi-collaborator (in questo caso, Guido Casciaro, Massimo Maci, Azzurra Cecchini e Giuseppe Sassi) danno vita al primo prototipo di Emporio ad Otranto, in uno spazio che raccoglie e diffonde una campionatura rigorosa di merci antiche e recenti, "rappresentative - come ribadisce - di un fare sapiente, lento e originale che viene riproposto per nuovi rituali contemporanei". Materie prime naturali ed oggetti, in alcuni casi "ricreati e ri-generati con semplicità ed ironia", che "conservano - evidenzia . la matrice originaria e poetica di un territorio generoso ricco di qualità manuali".

Un emporio per assaporare anche il gusto del SalentoDSCN1400-3, con "una selezione di prodotti agroalimentari testimoni e messaggeri di un paesaggio mediterraneo ancora ricco di profumi e sapori". Una sorta di microcosmo di merci, di memorie e nuovi segni per "raccontare - come sostiene Spada - un territorio che vuole la sua autenticità". Per l’occasione, l'artista ha disegnato alcuni nuovi oggetti e riproposto una serie di suoi “pezzi storici”, disegnati negli anni ’90 per aziende salentine.

La piccola casa bianca ad angolo diventa così "lo spazio prezioso - come asserisce - di produzioni eccellenti degli ultimi artigiani-contadini" e "del nuovo fare creativo progettuale che vuole ribadire con forza - puntualizza Spada -, agli ospiti internazionali ed ai salentini la qualità e la poetica di un territorio in un luogo di bellezza pura che non può essere offuscato da logiche di mercificazione senza regole".

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