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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Postini pronti al duro sciopero. “Si preannunciano disagi, contiamo sulla solidarietà”

Un mese di astensione dal servizio recapito e sportelleria indetto dai sindacati per affrontare a muso duro i problemi: carenze igieniche, superlavoro, una logica aziendale tesa al profitto. Assemblea dei lavoratori presso la Cassa edile, domani primo giorno di protesta

LECCE – “Sarà un bel guaio”. Lo ammettono senza mezzi termini i sindacalisti che oggi, presso la Cassa edile di Lecce hanno chiamato a raccolta i postini del capoluogo e comuni limitrofi, per serrare le fila dello sciopero che inizierà domani. E si protrarrà per un mese, nonostante gli inevitabili disagi nella consegna della corrispondenza che, non di rado, già si perde per strada. Lo strumento scelto per mettere in atto la protesta contro Poste Italiane è tra i più drastici: non tutti gli addetti al recapito consegneranno lettere e raccomandate nella propria area di riferimento; allo stesso modo chi rimane in servizio difficilmente coprirà i turni degli assenti. Considerato che l’organico sarebbe già sottostimato di 70 unità tra i portalettere salentini e circa 50 tra gli addetti alla sportelleria (stando alle stime delle organizzazioni sindacali), l’effetto è potenzialmente disastroso.

Eppure lo sciopero ad oltranza (peraltro riconosciuto dalla Commissione di garanzia sui servizi essenziali) sembrerebbe richiedere la massima pazienza e un moto di solidarietà, poiché appare l’unica soluzione ad una situazione divenuta “insostenibile”. Lecce rappresenta il primo caso sul territorio italiano ma i referenti dei sindacati di categoria di Cgil, Uil, Cisal, Confsal ed Ugl sperano in un effetto domino lungo tutto lo Stivale. Perché i presunti problemi che rallentano il lavoro degli uffici nel Sud, non sarebbero molto diversi da quelli che si verificano con preoccupante puntualità anche altrove.

A monte della confusione vi sarebbe una carenza di organico nel personale addetto al recapito ed alla sportelleria, aggravata dalla mole di lavoro che si sarebbe riversata sulle spalle dei lavoratori in seguito ai due nuovi appalti conquistati da Poste Italiane: Equitalia ed Amazon. Il piano di riorganizzazione aziendale che ha sforbiciato le zone di recapito (46 in meno nella provincia di Lecce) avrebbe fatto il resto: “Ciascun portalettere prima serviva una media di 800 numeri civici, oggi si arriva a 1000 con picchi di 1500 in alcuni Comuni”, spiegano i sindacalisti Salvatore Labriola di Slc Cgil, Oreste Amante di Uilpost, Otello Petruzzi di Failp Cisal, Massimo Tortora di Confsalcom e Angelo Rizzello di Uglcom.

La presunta falla nell’organizzazione sarebbe stata rimediata dalla dirigenza di Poste Italiane ricorrendo al più classico degli espedienti: lo straordinario, talvolta non retribuito, come nel caso dei direttori degli uffici periferici “che non sanno più dire quanto lavorano, mattina, pomeriggio e sera”, aggiungono i referenti sindacali. Mediamente, stando alla loro denuncia, le prestazioni aggiuntive e straordinarie aggiungono due ore al dì: “Nessuno fa in tempo a chiudere gli sportelli entro l’orario previsto, o a consegnare tutta la posta”. Neppure il sabato è libero, ma il personale sarebbe impiegato per altre 5 ore. Stime approssimative, ovvio, che però rendono bene l’idea: “La verità è che queste persone sono oberate di incombenze. La posta in giacenza è difficile da smaltire e il personale assente per ferie, malattie o maternità non viene sostituito”.

L’intero Salento darebbe fin poco lustro al servizio postale italiano: il centro secondario di distribuzione di Martano sanzionato dall’Agcom per disservizi e neppure Lecce sembra brillare quanto a sicurezza. Emblematico il caso di intossicazione avvenuto lo scorso agosto nell’ufficio di recapito Cpo (Centro postale operativo) di via Lequile: cinque postine hanno esalato solventi acrilici usati per la pitturazione dei pavimenti. “Semplicemente -avvisano i sindacalisti rammentando quell’episodio -, i lavori negli edifici si dovrebbero sempre svolgere in assenza del personale”.

Un simile problema di tipo ambientale avrebbe riguardato anche il centralissimo ufficio di Piazza Libertini: “Altro che fiore all’occhiello della città: qui i lavori di ristrutturazione sono stati svolti in presenza dei lavoratori ed è rimasto aperto al pubblico senza autorizzazione, al punto che abbiamo rivolto una denuncia allo Spesal – raccontano loro -. Un paio di esempi potrebbero bastare: dal Pt shop piazzato davanti all’uscita di sicurezza fino allo scivolo per disabili che non risulta a norma”. La denuncia è completata da un paradosso: solo al termine dei lavori di ristrutturazione, si sarebbero accorti che i locali risultavano troppo piccoli.

Le carenze di tipo igienico ambientale, che mettono a repentaglio anche la salute degli utenti, sono figlie degli appalti di pulizie giocati al ribasso – ammoniscono i sindacalisti -. I nuovi appalti regionali sono stati aggiudicati, infatti, con un taglio di oltre il 40 percento sul prezzo precedente. E nell’Ufficio di Lecce Centro, l’impresa di pulizie presta servizio, su una superficie di mille metri quadrati, per soli 35 minuti al giorno. Un arco di tempo sufficiente appena per svuotare i cestini dei rifiuti”.

Alla base di tutte le rivendicazioni vi sarebbe una logica aziendale tesa solo a massimizzare il profitto. Lo ribadiscono i sindacalisti che già oggi hanno potuto contare su una platea numerosa di lavoratori e che immaginano un’adesione allo sciopero sicuramente consistente.

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