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Il salasso delle imposte locali: quasi duemila euro a famiglia

Lecce viaggia su una media per Irpef, Imu/Tasi e Tari pari a mille e 900 euro, più bassa rispetto al quella regionale e nazionale. Giannetto, Uil: "Serve un fisco più equo"

LECCE – Tasse salate per i cittadini leccesi: ogni famiglia ha speso, in media, mille e 900 euro per le imposte locali, quali addizionali Irpef (comunale e regionale), Imu/Tasi e Tari (la tassa sui rifiuti).

È quanto emerge da uno studio della Uil sul gettito fiscale medio pro-capite di una famiglia composta da 4 persone con reddito complessivo di 44 mila euro, reddito Isee di circa 17mila euro, una casa di proprietà più un secondo immobile.

Il segretario Salvatore Giannetto denuncia un vero e proprio “salasso” per i contribuenti, mitigato solo dal confronto con altri capoluoghi leccesi in cui la spesa è stata addirittura superiore. A poca distanza seguono, infatti, Brindisi (con un esborso medio pro-capite di 1.976 euro), Taranto (2.237 euro), Foggia (2.272 euro) e Bari (2.305 euro). La pressione tributaria nella città di Lecce risulta complessivamente inferiore alla media nazionale, pari a 2 mila e 66 euro.

Tutte le voci analizzate da Uil segnano un risparmio per i leccesi, ad eccezione dell’incidenza dell’Irpef comunale che raggiunge i 308 euro, contro i 224 euro della media italiana. Per l’addizionale comunale Irpef, Lecce applica un’aliquota unica dello 0,7 percento e prevede l’esenzione per redditi fino a 12 mila e 500 euro e anche per redditi fino a 28 mila euro nel cui nucleo familiare vi sia un portatore di handicap con assegno di accompagnamento.

Differenze significative, a livello regionale, emergono poi sulla Tari (tassa rifiuti), per la quale a Lecce si arriva ad un esborso medio di 269 euro, dato di gran lunga inferiore rispetto a quello delle altre città capoluogo: 341 euro a Taranto, 344 euro a Foggia, 388 euro a Brindisi e 362 euro a Bari.

Ancora più accentuata è poi la differenza che si riscontra rispetto al costo di Imu/Tasi, con Bari che svetta a 1.016 euro medi annui, quasi il doppio rispetto ai 541 euro di Brindisi. A Lecce, la famiglia-tipo ha versato in media 630 euro, a Foggia 881 euro e a Taranto 969 euro. Infine, per l’addizione regionale Irpef, mediamente l’esborso è stato di 695 euro.

Amaro il commento del segretario Uil Lecce: “Questi dati fanno capire che, nonostante il calo della pressione fiscale locale registratosi negli ultimi anni anche grazie al blocco delle aliquote, la via da percorrere per un fisco meno gravoso e più equo è ancora lunga e non priva di ostacoli”.

Il sindacato ritiene urgente una trasformazione della base di calcolo delle addizionali, passando dalla loro applicazione come imposta ad un modello che le veda trasformarsi in sovraimposta, cioè calcolando l’importo per Regioni e Comuni sull’Irpef dovuta e non sull’intero imponibile fiscale.

“Questo meccanismo – precisa Giannetto- rafforzerebbe il principio di progressività nel prelievo e le detrazioni per la produzione del reddito (no tax area), che oggi sono garantite a macchia di leopardo”.

Prima ancora di parlare di reintroduzione di tasse sulle prime case, sostiene ancora il segretario Uil, “sarebbe quindi opportuno partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali, che non significa maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobili”.

“Il processo deve essere accompagnato, però, da una lotta senza quartiere all’evasione fiscale, anche con l’intensificazione degli sforzi da parte di Regioni e Comuni”, conclude.

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