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“Non sono un cantautore”. Elogio bis della “non-carriera” di Pierpaolo Lala

Il giornalista salentino e scrittore del manuale untologico propone un concerto-racconto su 15 anni di velleità artistiche. Sul palco, insieme a lui, Serena Spedicato, Mauro Tre, Osvaldo Piliego, Luigi Bruno e Marcello Zappatore

LECCE – Probabilmente lui i Maya li avrebbe pure attesi, non per simpatia nei confronti dei soggetti (che pure ormai incutono tenerezza relegati da uno spot nel salotto delle ex Iene, Luca e Paolo), ma perché, con lo stile che lo contraddistingue, si sarebbe tolto il gusto di invitare tutti ad una festa, che non ci sarebbe stata. Un auto-boicottaggio coi fiocchi, insomma, che avrebbe potuto aggiungere ai tanti risultati personali che ha raggiunto nella sua vita.

E, invece, “Non sono un cantautore – Quindici anni di non carriera. Un anno dopo”, l’appuntamento che vede protagonista il giornalista salentino, Pierpaolo Lala, domani sera si farà. È tutto pronto al “Fondo Verri”, dove, nell’ambito della dodicesima edizione di “Le Mani e l’ascolto – incontri col pianoforte”, a partire dalle 21 (ma molto dipenderà dalla ressa), con ingresso gratuito, il “cantautore maledetto” (nel senso che è male dire che sia un cantautore) si esibirà in via del tutto eccezionale.

Per il secondo anno consecutivo (ed è a suo modo un record), infatti, il giornalista si confronterà con la professione che avrebbe desiderato fare e che, invece, tra ricordi e rammarichi, non ha mai intrapreso, con una manifestazione ad hoc per raccontare e ripercorrere velleità artistiche e sogni infranti. Un concerto, che, per questa ed altre ragioni da investigare, si presenta come una opportunità “gustosa” da cogliere in uno spazio temporale, quasi liturgico, della movida salentina e che, invece, rifugge e mette al bando ogni rimando all’ordinarietà.

Del resto, non capita tutti i giorni di celebrare una “non carriera”, tra un “fornello indeciso” ed emozioni in note che, parafrasando Vasco Rossi, solo Pierpaolo Lala non sa nemmeno di (non) dare. È l’attualizzazione in itinere delle “Sliding doors” dell’omonimo film, dove le canzoni inedite scribacchiate in quindici anni (oltre una settantina), in questo caso, sono espressioni tautologiche che confermano il perché esista un “non-cantautore”. Tutto dentro una serata, che lo stesso Lala definisce oltre che “antologica”, “ontologica”, quasi “fondativa” della stessa non-carriera. Un artificio di pensiero che farebbe venire il mal di testa pure a Parmenide. Ma che è imprescindibile per immergersi nel contesto sonoro.

E così, ad un anno di distanza dalla sua prima esibizione (a sua volta dopo un’assenza dalle scene di circa un decennio ), il mancato cantautore che c’è in Pierpaolo Lala, affiancato dal chitarrista Marcello Zappatore, porterà sul palco brani inediti, mai interpretati dal vivo ed alcune cover. Godendo, peraltro, della compagnia di ospiti di eccezione, che si presteranno a questo mosaico evocativo di ciò che non è stato: dalla cantante Serena Spedicato al pianista Mauro Tre, dal batterista Osvaldo Piliego, al chitarrista (nei panni anche di bassista) Luigi Bruno ed altri ancora. Prima del concerto, Salvatore Caracuta, autore di Scirocco (Icaro), presenterà Tramontana di Giuseppe Calogiuri (Lupo Editore).

Per chi lo conosce, Lala è una sorte di Re Mida locale, capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca: con un gruppo di amici ha messo su una realtà preziosa per il mondo culturale salentino come CoolClub; è diventato, con un “menù elettorale” senza precedenti, vicepresidente dell’ordine dei giornalisti pugliesi; ha creato per divertimento e dal nulla una rubrica domenicale su Facebook, per condividere con gli amici virtuali il dubbio amletico dei pranzi domenicali. Quel gioco è poi diventato un concorso di cucina ed ha ispirato un manuale untologico, edito da Lupo, che fa il verso al romanzo del momento (“Cinquanta sfumature di fritto”), trasformandosi in breve tempo già in “cult”.

Senza un passato da serial killer e senza aver calcato gli studi di Barbara D’Urso, Lala è pure uno scrittore di successo. E c’è chi, su facebook, si è iscritto solo per leggere i suoi virtuosismi letterari regalati alla rete. È essenza meridionale allo stato puro. Per questo, si fatica a comprendere la sua non-carriera, quella vicenda personale, che dal 1995 al 2000, lo ha visto concepire brani musicali, per sua stessa ammissione, molto “brutti”, tranne qualcuno “passabile” (termine alternativo a “simpatico” che, in genere, la cerchia delle persone care utilizza quando per finto buonismo non vuol dire ad un amico/a che il proprio ragazzo/a non sia di gradevole presenza), otto dei quali, nel 1997, selezionati, con l’aiuto di Massimo Pinca (basso, tastiere e computer) e Marcello Zappatore (chitarre), in una cassetta dal titolo “Un uomo al condizionale”.

Nonostante il naufragio istantaneo di quel progetto, Lala ha continuato a scrivere, a suonare, esibendosi quattro volte in spettacoli di cabaret con il fido Zappatore. Poi l’idea di un concerto, “rapido e si spera indolore”, con una decina di canzoni, qualche cover, e, in mezzo, eresie e racconti: “Dopo il ‘grande successo’ dello scorso anno – spiega -, ho messo insieme altri quattro/cinque brani e pensato ad altri racconti compreso quello ‘esilarante’ della mia prima volta in aereo. In un anno sono accadute veramente molte cose, ho perso uno dei miei più cari amici, ho scritto un libro di ricette, ho viaggiato molto e non ho perso neanche un kg. Le cose da cantare e raccontare sono talmente tante che serviva un altro concerto. Qualche musicista è cambiato, ci sarà qualche pezzo nuovo ma l'atmosfera sarà la stessa. E seriamente non ci prenderemo sul serio”.

C’è da credergli. Perché se una “non-carriera” sa diventare un evento, comunque sia, porta con sé qualcosa di speciale. Il divertimento sicuramente non mancherà sulla scia dell’autoironia di Lala, che è unica e che da sola permette di realizzare una serata simile. Il suo “non-pubblico” risponderà anche stavolta. Magari canticchierà pure qualcosa. Scoprirà forse un nuovo tormentone (“Gangman Style” non aveva chissà quali ambizioni) e ci sarà speranza anche per una “non carriera” di cui si commemora la fine.

Male che vada, come suggerirebbe un altro personaggio da fornelli (che Lala conosce bene), Don Pasta, “se hai un problema, aggiungi olio”. In genere, funziona.

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