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Cultura

"Acciaio", l'esordio interessante di Silvia Avallone

Sorprendente opera prima della scrittrice venticinquenne, che racconta la provincia italiana, la sua trasformazione, la crisi di una generazione, attraverso il rapporto tra amiche, Francesca ed Anna

FIRENZE - Potrebbe essere uno di quei romanzi che riconciliano con la letteratura italiana contemporanea: "Acciaio" di Silvia Avallone, giovane scrittrice di 25 anni, è un romanzo di formazione che racconta la storia della profonda amicizia tra Francesca e Anna, due ragazzine di tredici anni che maturano in una provincia depressa, popolata da operai siderurgici, adulti disillusi e bruciati da troppe sconfitte e ragazzi che sognano la fuga.

Palcoscenico del degrado è Piombino, una via Stalingrado di pura fantasia, con casermoni in stile sovietico dove vivono operai della Lucchini, famiglie marginali e piccoli spacciatori. Silvia Avallone sceglie un nome di fantasia per raccontare la provincia italiana che cambia, con la disillusione di una generazione che non crede più a niente e non si entusiasma per la politica e per gli ideali.

Un romanzo problematico che parla di padri violenti che picchiano figlie disinibite, di cattivi esempi, di morti sul lavoro, di valori perduti e di una società alla deriva.

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