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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura

Daniele Gabriele, cantante emergente in rete su i-tunes

Daniele Gabriele è cantautore e musicista nato e cresciuto in Calabria, da cinque anni residente a Lecce. La svolta nella carriera musicale avviene dopo l'incontro con il produttore David Marchetti

Daniele Gabriele è cantautore e musicista nato e cresciuto in mezzo agli splendidi paesaggi della presila calabrese, ricchi di valli incontaminate e di boschi secolari. Personalità introspettiva che propone composizioni intimiste e spesso autobiografiche, le quali sono verosimili e fedeli ritratti e racconti di personaggi reali e storie personali. Ha fatto varie esperienze come chitarrista al seguito di artisti sanremesi in tournée nel sud Italia (Donatella Milani, Gianni Miani, Anna Rusticano…) e poi come cantautore nelle piazze più disparate in Italia e all'estero, ha all'attivo un singolo e due Cd. Da cinque anni vive a Lecce dove esercita anche la professione di Counselor. E' insegnante di chitarra ed è inoltre laureato in Materie Letterarie ("La Sapienza" Roma) e diplomato in Antropologia Personalistica Esistenziale e Counseling (Ipae Sur Cosenza). La svolta nella sua carriera musicale avviene dopo l'incontro con il produttore David Marchetti che gli procura un contratto con Banana Records 2.0, la quale distribuisce l'ultimo album dell'artista "Altro di me" su tutti i più importanti portali di vendita di musica digitale.

Daniele, perché hai scelto di pubblicare un disco autobiografico?

- Mi piace l'idea che attraverso i personaggi e le storie, quasi tutti reali, raccontati nel Cd io possa far conoscere ciò che vivo, provo, incontro e amo durante il mio passaggio su questa terra. E' come proiettare all'esterno un ologramma musicale di me stesso, chissà, un giorno tutto questo potrebbe servire a qualcuno.

La musica per te è un hobby o qualcosa di più importante?

- Non posso dire che la musica sia un hobby per me. Certo è che da quando avevo dodici anni non ho mai smesso di suonare. La musica mi ha salvato dalla solitudine, dalla disperazione, mi ha sollevato dalla mediocrità. E' stata un contenitore per il mio dolore, che altrimenti mi avrebbe annientato o fatto fare delle scelte suicide. No, non è un hobby. Certo la musica per me ha rappresentato anche un alibi per non crescere, nel senso che a volte ho usato la mia chitarra come rifugio per non tuffarmi completamente nella vita, con tutti i rischi che essa comporta. Ma è da un bel po' che ho cominciato un'operazione di raccordo, di unificazione, di consonanza dei miei sogni con le leggi che la vita mi impone.

Al grande pubblico è preclusa la possibilità di conoscere tanta e buona produzione di musica italiana, realizzata da chi non è parte "del giro". Come si vive questo tipo di esperienza?

- Noi viviamo in un mondo dove non è permesso essere perdenti, un mondo dove devi gridare e saper andare veloce per esistere. Io mi sono voluto costruire una mia nicchia dove provo a essere me stesso fino in fondo, dove mi sento libero di rallentare o di correre a mio piacimento. Cos'è che mi dà questa libertà? L'abbandono della pretesa del successo. Io sogno di avere successo, di far conoscere le mie canzoni a tutto il mondo, ma non lo pretendo. Ho imparato a mettermi in ascolto di ciò che la vita ha riservato per me e ad assecondarla per non creare dissonanze con essa: la mia jamsession con la vita avrà sempre la priorità su tutto il resto.

A chi ti ispiri musicalmente? E a chi, invece, vieni più spesso accostato?

- Quando fanno gli accostamenti con altri artisti sono sempre un po' sorpreso perché citano: Concato, Eduardo Bennato, ultimamente anche Battiato, i quali sono sicuramente artisti che ho sempre ammirato. Tuttavia i miei idoli, da quando mi sono dato alla composizione e al canto (perché prima ero un semplice chitarrista), sono sempre stati: gli stranieri Cat Stevens, Bob Dylan, Gli Eagles, Bill Joel, Dire Straits, E. Clapton; e poi il francese Brassens, gli italiani De Andrè, De Gregori e altri.

Chi, invece, pur non essendo un modello di riferimento, apprezzi oggi nel panorama italiano e internazionale?

- Mi piace Capossela, ma anche Bersani, Gianna Nannini, Jovanotti. A livello internazionale direi Peter Gabriel, Sting, gli U2, Norah Jones.

Perché questo titolo, "Altro di me"?

Prima di questo lavoro c'è stato un altro Cd che si chiamava "Il blu dentro di me", anche lì raccontavo un po' di me. Vorrei dire anche che in questo c'è sicuramente un'evoluzione evidente, sia nella musica che nei testi. Il Cd è stato definito elegante, ed io sono soddisfatto sia degli arrangiamenti fatti da Piero Cusato, sia della copertina e dell'impaginazione del book, realizzati da Alessandro Sottile con foto di Anna De Nitto. Oggi "Altro di me" è distribuito su itunes e su tutti gli altri più importanti portali di vendita musicale digitali e ciò lo devo al produttore David Marchetti che ha preso a cuore le mie canzoni e le ha proposte alla casa discografica Banana Records 2.

Qual è la canzone del Cd a cui sei legato affettivamente?

- Lollo.

Chi è Lollo?

- Lollo era una persona - oggi non c'è più - che abitava vicino casa dei miei genitori, dove io sono nato e ho vissuto la mia infanzia. Era portatore di handicap. Prese la polio pochi anni prima della scoperta del vaccino. Non sapeva camminare senza un appoggio, ma riusciva però a correre da solo e lo faceva ogni giorno per raggiungere la sua postazione, sul Viale. Spesso cadeva e, non poche volte, io bambino lo scoprivo per terra e lo aiutavo ad alzarsi. Penso di avere scritto una canzone su di lui perché Lollo rappresenta quella parte di me che riesce ad accettare i doni che la vita gli dà, lasciando poco spazio alla lamentela; quella parte convinta del fatto che è bellissimo vivere nella luce, ma che anche l'oscurità riserva dei tesori: per esempio le stelle si possono ammirare solo al buio. Quella parte che sa benissimo che la luce non esisterebbe senza il suo contrario, l'oscurità, appunto. È un discorso che non si può esaurire nello spazio necessariamente ristretto di questa intervista. Magari ci riserviamo di fare una chiacchierata più lunga in un altro momento?

Qual è il messaggio che reca il disco? Cosa vuole trasmettere a chi lo ascolta?

- Non si può tenere l'acceleratore premuto al massimo per il successo, trascurando il proprio ritmo vitale e non rispettando i propri tempi. La musica è parte di me, ma la mia vita è fatta anche di altre cose meravigliose, come mio figlio, per esempio, o mia moglie. Questo disco esce dopo anni di pausa dal primo. Va bene così.

Quali difficoltà ci sono a realizzare un disco, dalla fase della scrittura alla produzione vera e propria?

- "Altro di me" nasce grazie a una magia, come quelle che si immaginano accadano solo nei film. Una persona incontrata solo due volte, innamorata delle mie canzoni (si chiama Giacomo Bellecci ed è di Catania) ha deciso di finanziarmi il disco, così su due piedi. Non finirò mai di ringraziarlo. Più facile di così! Ma, a parte gli scherzi, le canzoni per me richiedono anni di lavoro, perché vado a pescarle in un mare sotterraneo dentro di me e poco accessibile. Poi Giacomo ha fatto la magia.

In fondo, speri un giorno di riuscire a far affermare la sua musica davanti al grande pubblico?

- Si, un pubblico scelto.

Che studi musicali hai compiuto? Da dove è nato questo tuo amore per la scrittura di musiche e testi?

- Ho cominciato all'età di dodici anni a suonare la chitarra: accompagnavo mio padre mandolinista e trombettista. A quattordici avevo già un gruppo. Ho studiato poi all'Università della Musica a Roma, mentre mi laureavo in Lettere. Ho avuto altri maestri jazzisti. Poi non ho più smesso. Ma il mio sogno nel cassetto fu, fin dall'inizio, quello di comporre delle canzoni tutte mie, anche se si è realizzato relativamente tardi rispetto a quello del chitarrista.

Lo strumento musicale più "magico" qual è, secondo te?

- La tromba. Ma la mia asma non mi ha mai permesso di avvicinarmi agli strumenti a fiato.

Come ascoltare il tuo disco: vademecum per assaporarne il gusto.

- Bisogna rilassarsi e permettergli di sciogliersi, canzone dopo canzone, fino a farlo scivolare dritto fino al cuore.

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