Festa dei santi patroni, l'arcivescovo D'Ambrosio: "Il chiasso festaiolo non ci aiuta"
Per il secondo anno consecutivo l'alto prelato prova a riportare i festeggiamenti in onore dei martiri Oronzo, Giusto e Fortunato, nella dimensione di una riflessione profonda. E anticipa che il prossimo anno qualcosa nei festeggiamenti cambierà
LECCE – Diciamo che il messaggio arriva anche a chi non è cattolico. E provoca comunque una riflessione, se alla domanda “a cosa servono le feste in onore del santo, dei santi, patroni”, uno evita di rispondere a memoria. Per il secondo anno consecutivo, Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo di Lecce, un uomo di chiesa che non le manda a dire, prova a riportare i festeggiamenti in onore dei martiri Oronzo, Giusto e Fortunato, nella dimensione di una riflessione personale, spirituale, un’occasione per scoprire quanto di vero e sincero ognuno porta dentro di sé.
Tant’è, “Cosa fare per recuperare il senso vero della festa?” -, si è chiesto questa mattina nella conferenza stampa tenuta nell’antico seminario di piazza Duomo, affollata di turisti, insieme con il sindaco di Lecce Paolo Perrone e il presidente del comitato feste patronali, Gianni Renna e il consigliere comunale delegato Rocco Ciardo .
“Quale allora il significato di questo nostro ricordo e di questa fede che ci fa sperimentare nella festa la gioia dell’appartenenza all’unica Chiesta di Cristo Gesù? Forse lo abbiamo smarrito presi solo dal chiasso festaiolo che non aiuta a comprendere che il ricordo di questi Santi deve essere un riesame della qualità della nostra fede in Cristo e del modello di vita nuova che essa impone”.
E ancora: “Bisogna avere il coraggio – ha spiegato l’arcivescovo rileggendo il suo intervento sull’opuscoletto in cui si trova il programma delle celebrazioni liturgiche e delle manifestazioni civili del 24, 25 e 26 agosto prossimi -, di mettere la parola fine al folclore ridondante e all’eccessivo clima festaiolo che ci ha espropriato della vera motivazione che ci vede più che mai insieme in questi giorni di festa”.
Più che puntare il dito contro qualcuno, l’arcivescovo di Lecce, in tutta onestà, si è chiesto ancora, di fronte ai giornalisti: “Che cosa non va? Che cosa come chiesa dobbiamo fare affinché questa festa sia un momento in cui il messaggio che ci viene dai santi patroni possa essere poi recepito e vissuto dall’intera comunità. E un interrogativo che poniamo ogni anno – ha spiegato - ma con risultati che non cambiano. Probabilmente qualcosa di diverso per l’anno prossimo lo sto pensando, anche se sarà qualcosa che romperà con una tradizione solidificata ma che non dice più nulla a livello religioso”. Messaggio chiaro.
E recepito anche dal sindaco di Lecce Paolo Perrone: “Mi auguro che anche per quest’anno si possa recuperare il senso di una festa semplice, nel solco delle tradizioni popolari del passato, senza sprechi o inutili sfarzi, privilegiando l’aspetto religioso su quello laico. E tengo a ricordare che quest’anno la festa entrerà nell’ospedale Vito Fazzi, nel reparto Oncologico riservato ai bambini. E ascolteremo con attenzione le vibranti parole che l’arcivescovo di Lecce pronuncerà durante i sacri riti, monito per quanti sono impegnati nella gestione della cosa pubblica, ma che serviranno anche a scuotere tante coscienze inaridite dall’indifferenza nei confronti delle nuove povertà o ingessate da uno sfrenato individualismo”.
Il sindaco ha poi ringraziato quanti hanno partecipato con la loro presenza alla stesura del programma degli appuntamenti di intrattenimento e di spettacolo. In tempi di ristrettezze economiche, saranno infatti artisti locali a offrire spettacoli nelle tante piazze e piazzette della città.