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Cultura

La guerra dei "dico"

Giovedì 3 maggio a Roma, presso la Fondazione Memmo, la presentazione del libro del senatore Alfredo Mantovano. Partecipa anche Francesco Rutelli

Giovedì 3 maggio il senatore di Alleanza nazionale Alfredo Mantovano, alle 18, sarà a Roma a Palazzo Ruspoli, in Piazza San Lorenzo in Lucina 43, ospite della Fondazione Memmo, dove verrà presentato il suo libro La guerra dei "dico". Interverranno l'onorevole Francesco Rutelli, l'onorevole Giulia Bongiorno e la Maria Luisa Di Pietro, presidente del comitato Scienza & Vita. Modererà Franca Giansoldati, giornalista de "Il Messaggero".

"E' realmente necessaria oggi in Italia una legge che disciplini le "coppie di fatto"? - si chiede Mantovano. "E' discriminatorio esprimere perplessità sul riconoscimento pubblico e formale delle convivenze, anche fra persone dello stesso sesso? Ci sono ragioni giuridiche per affermare che molti diritti dei quali godono i coniugi sono già estesi ai componenti di una unione civile? Questo scritto non utilizza argomenti, pur esistenti e validi, di carattere etico e/o religioso: facendo procedere in modo parallelo l'esame delle proposte avanzate in materia, anche da parte del Governo Prodi (con particolare riferimento al disegno di legge sui c.d. "dico"-diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), e l'esame della legislazione ordinaria, della giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione in tema di convivenze, esso punta a documentare come la gran parte dei cosiddetti "diritti individuali", spesso evocati a fondamento di una legge sulle convivenze, già trovano puntuale tutela nell'ordinamento italiano".

"Questo scritto - spiega ancora Mantovano - ha pure la pretesa di dimostrare che l'intento principale, se non esclusivo, di chi vuol introdurre i "dico"o i pacs è non già allungare l'elenco dei "diritti individuali", bensì il riconoscimento pubblico delle unioni civili, e in particolare di quelle fra omosessuali. E se invece si dedicasse un po' di interesse al soggetto che oggi è concretamente discriminato, e cioè alla famiglia, come "società naturale fondata sul matrimonio"?

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