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Cultura

Prosa, al Paisiello "Venere e Adone" di Shakespeare

Prossimo appuntamento domani, martedì 24 ed in replica mercoledì 25 con Venere e Adone di William Shakespeare, uno spettacolo di Valter Malosti con le coreografie di Michela Lucenti

Prosegue con un enorme successo di pubblico il cartellone della stagione di prosa 2009 del Teatro Paisiello (organizzata dal Comune di Lecce in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e diretta da Carla Guido). Prossimo appuntamento domani, martedì 24 ed in replica mercoledì 25 (ore 21) con Venere e Adone di William Shakespeare, uno spettacolo (prodotto da Teatro Dioniso, Fondazione Teatro Stabile di Torino e Residenza Multidisciplinare di Asti) di Valter Malosti con le coreografie di Michela Lucenti. In scena Valter Malosti e Daniele Trau.

Con un poemetto erotico pastorale ha inizio il grande viaggio di Shakespeare nell'animo umano. Una poesia febbrile che racconta l'innamoramento totale ed il desiderio senza freni di Venere, dea dell'amore, per il giovane Adone, più sensibile ai riti della caccia che non a quelli della passione. Una storia capace di fondere passione e morte, desiderio e sangue, raccontata quasi in terza persona quando non è Venere a riempire di sé tutta la scena, ma Valter Malosti, regista ed interprete di questa straordinaria piece. La storia è ambientata a Londra nel 1593 quando la peste sta devastando la città ed i teatri sono chiusi. Shakespeare trova l'ispirazione e scrive un piccolo capolavoro in versi. Sarà per l'epoca un grandissimo successo, con numerose ristampe fino alla metà del secolo successivo, immancabile nei bordelli, quanto sotto il cuscino delle grandi signore aristocratiche e degli amatori. Venere e Adone sfugge a qualsiasi definizione: comico oppure tragico, leggero oppure profondo, un inno alla carne oppure un ammonimento contro la lussuria: il poemetto è un "mixtum" in cui tutti i termini di queste antitesi sono simultaneamente veri. Introducendo nella sua storia un conflitto erotico che nelle Metamorfosi di Ovidio non era presente, Shakespeare ha fatto qualcosa di più che produrre un sicuro effetto comico, anche se questo "di più" passa precisamente e innanzitutto attraverso la comicità.

Note di regia. Immaginatevi dei binari che si perdono all'orizzonte, e un teatro/carro che arriva dinanzi ai vostri occhi da un altro luogo (e forse anche da un altro tempo) con sopra la "pazza dea dell'amore". Carro barocco, ma anche carrello cinematografico, che si muove all'interno di una scena astratta, ma piena di piccoli misteri, soprattutto luminosi. Venere è una dea/macchina, dea "ex machina" ma anche "sex machine", macchina barocca che tritura suoni e sputa parole. Una macchina di baci, una macchina schizofrenica di travestimento, una macchina di morte per l'oggetto del suo amore: Adone. E proprio da un improbabile "pas de deux" tra Venere e Adone prende spunto la partitura fisica dello spettacolo, tutta giocata su una minuscola e rischiosa pedana di ottanta centimetri quadri, base del carrello/macchina, da cui si può precipitare facilmente giù, metafora di una più abissale e misteriosa caduta. Adone ricorda il giovane dei Sonetti, il che implica, naturalmente, che Venere ricordi Shakespeare. Shakespeare scrive su commissione, durante la peste del 1593, per il suo giovanissimo patrono, l'efebico diciannovenne Henry Wriothesley, conte di Southampton, di cui è stato ritrovato, un paio di anni fa, un ritratto in abiti femminili.

Il gioco delle identità entra così in un labirinto di specchi e si scivola in una progressiva promiscuità delle individualità. In scena, la dea/macchina/attore "en travesti", diventa anche "narratore" e voce di Adone, divorando tutte le identità narranti. Al di là del gioco degli specchi, del travestimento, dell'amaro umorismo, il poemetto è un vertiginoso punto di partenza per una ricerca sulle variazioni, le declinazioni e le contraddizioni del tema "amore". Ma Venere e Adone è anche una sorta di operina musicale: "il montaggio fonico attinge alle fonti acustiche più disparate, ai suoni della quotidianità sovrapposti a frequenze elettroniche e distorsioni, filtrando il tutto con musica elisabettiana e contemporanea. Musica come camera d'eco dei personaggi, come cartina di tornasole del loro spirito, musica che penetra dentro il testo, talvolta lo accarezza, più spesso entra in conflitto con esso per far schizzare scintille che ustionano ma anche illuminano" (Valter Malosti).

Il prezzo del biglietto per il singolo spettacolo è di 20 euro per la platea, 15 euro per il palco (riduzione palco 10 euro) e 7,50 per il loggione. Non è più possibile sottoscrivere abbonamenti (per esaurimento della disponibilità). La tessera di abbonamento non è personale e dovrà essere esibita quale titolo d'ingresso al personale di sala. Il turno in abbonamento è il primo giorno di recita previsto dal programma. Le riduzioni per i biglietti saranno concesse esclusivamente per i palchi, ai ragazzi fino a 18 anni, agli studenti universitari ed alle persone di oltre 65 anni, ai possessori della Carta dello Studente "IoStudio" e dell'Agiscard (Basic e Famiglia). I documenti attestanti il diritto alla riduzione dovranno essere esibiti all'atto della prenotazione e, a richiesta, al personale di sala. La prevendita dei biglietti si tiene presso il Castello Carlo V (via XXV Luglio - tel. 0832 246517) tutti i giorni dalle ore 09:30 alle ore 13:00 e dalle ore 16:30 alle ore 20:00. Il giorno della rappresentazione la chiusura della prevendita sarà alle ore 19:00. Il botteghino del Teatro Paisiello sarà aperto la sera di ogni spettacolo a partire dalle ore 19:30. Ingresso a partire dalle ore 20:30, sipario ore 21:00. Altre informazioni possono essere richieste ai numeri 0832 253791 e 800 215259 e sul sito https://www.comune.lecce.it.

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