L'onda lunga della rete Arci con Mino De Santis
Quarto appuntamento con la rassegna "L'onda lunga della Rivoluzione d'Ottobre", organizzata da Arci Lecce per celebrare il centenario della rivoluzione russa.
L'incontro di venerdì 24 novembre, in programma dalle 18.00 presso il circolo “La Nuova Ferramenta” di Lecce, sarà dedicato alle realtà del mondo Arci con la partecipazione di Stefano Brugnara, Jacopo Forconi, Andrea Polacchi, Walter Massa, Davide Giove, rispettivamente presidenti dei comitati di Bologna, Firenze, Torino, Liguria e Puglia.
Obiettivo dell’incontro è entrare nel merito dell'onda lunga della Rivoluzione d'ottobre attraverso gli occhi e i racconti dei rappresentanti di quei territori in cui la presenza del Partito comunista era più radicata (Bologna, Firenze, Torino, Genova) e dove la stessa rete Arci ha rappresentato il tempo libero dei compagni, la famosa parte ricreativa e culturale di quel pezzo di storia.
Proprio da Firenze iniziò l'avventura dell'Arci come associazione di promozione sociale, fondata nel capoluogo toscano nel maggio del 1957 da Arrigo Diodati, partigiano italiano, insignito con il Grifo d'Oro dal comune di Genova.
Se l'Arci affonda le sue radici storico-culturali nel tessuto sociale della seconda metà dell’800 - quando iniziarono a svilupparsi le prime Società di mutuo soccorso - fu nel corso dei primi del '900 che dalla Toscana e dall'Emilia Romagna presero vita le Case del Popolo, luoghi non solo di organizzazione politica, ma anche di ricreazione nelle ore libere dal lavoro.
La Prima guerra mondiale portò a un rallentamento dello sviluppo dei movimenti associativi e l'avvento del fascismo segnò un duro colpo per le libere associazioni. La conseguente caduta del regime fascista e la fine della Seconda guerra mondiale accelerarono quel processo storico e politico che nel giro di dieci anni avrebbe portato alla nascita dei primi circoli ricreativi e culturali in Italia, che si riconoscevano negli ideali della sinistra antifascista.
Seguirono gli anni dei movimenti studenteschi e dei lavoratori, la crescita della cultura di massa, le azioni sul territorio che portarono negli anni Settanta all'adesione di 3300 circoli e Case del popolo, con quasi 600 mila soci iscritti.
L'evolversi della storia repubblicana italiana, le trasformazioni dello scenario nazionale e internazionale con il crollo dell’Unione Sovietica non lasciarono indenne neppure l'Arci.
Il convegno mira a conoscere da vicino quelle realtà territoriali che hanno segnato il passo della storia di Arci e dei riflessi storico-politici della Rivoluzione d'ottobre nella vita associativa interna.
Oggi Arci conta 4.500 circoli e un milione di soci, oltre a migliaia di volontarie e volontari e vede primeggiare Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana per numero di iscritti.
La rete Arci, però, non è solo fatta di circoli. Sono molteplici le iniziative e i progetti che contraddistinguono l’impegno a livello nazionale in diversi campi d’azione, dallo sviluppo del terzo settore e dell’economia civile ai processi di sussidiarietà e di partecipazione civica.
La rete di accoglienza Arci, per esempio, è oggi un punto di riferimento nazionale nei progetti per rifugiati e richiedenti asilo, con oltre 6mila posti e più di cento progetti realizzati in 13 regioni.
Un ruolo sociale presente anche nei percorsi di legalità ed emancipazione civile, come per la Giornata della Memoria e dell’impegno il 21 marzo, i Campi della legalità (dove ragazze e ragazzi lavorano nei terreni confiscati alle mafie in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e in tante altre realtà), la Carovana internazionale antimafie e i Campi di lavoro all’estero.
Dalle società mutualistiche a oggi molte cose sono cambiate, a partire dal contesto storico di riferimento. Così come la Rivoluzione d’ottobre influenzò le teorie politiche interne ed esterne all’associazione, la caduta del Muro di Berlino e il conseguente assetto geopolitico internazionale hanno aperto nuove strade per il futuro di Arci.
L’incontro di venerdì 24 novembre servirà a tracciare nuovi percorsi per il futuro dell’associazione, dei suoi impegni, dello sviluppo del settore culturale, delle difficoltà di accesso alla cultura e della deriva che sta caratterizzando l’epoca attuale.
Al termine del convegno, a partire dalle 21.30, sarà il cantautore salentino Mino De Santis ad arricchire la serata con la sua musica, le sue parole. Lui che ha la forza di incantare e decantare il Salento più vero e autentico, sospeso tra tradizioni antiche e modernità, tra bellezze e contraddizioni, il tutto sempre mantenendosi a distanza di sicurezza dai luoghi comuni.
Nato a Tuglie, da oltre venticinque anni scrive canzoni, unendo la sua passione per il cantautorato con quella per le radici della sua terra, il Salento. Nel 2016 è uscito il suo quarto album “Canzoni socialmente inutili (feat. Amd)”, che presenterà sul palco della Nuova Ferramenta insieme ai principali brani che hanno segnato la sua carriera artistica.