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Cultura Otranto

Stefàno a Bray: “Strappiamo l'abbazia di Casole alla distruzione assoluta”

Lettera aperta del senatore otrantino al Mnistro dei Beni culturali, per chiedere di salvare una delle più suggestive testimonianze del Medioevo pugliese e della civiltà salentina dal degrado in cui giace ormai da diverso tempo

OTRANTO - Dario Stefàno scrive una lettera aperta al Ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, per chiedere di strappare l’abbazia di San Nicola di Casole, ubicata nel territorio di Otranto, sulla litoranea per Porto Badisco, alla distruzione assoluta. Nel testo, il senatore idruntino chiede al ministro salentino se esista una concreta possibilità di  strappare l'antica abbazia al degrado cui sembra essere stata inesorabilmente destinata.

“È superfluo – spiega - che aggiunga ulteriori definizioni sullo straordinario complesso monastico considerato il simbolo della cristianità nel Medioevo, lì ad un tiro di schioppo dalla mia amata Otranto. Un luogo sfortunato, non c’è che dire, quel sito che in origine fu normanno, distrutto già una prima volta nel 1480 dai Turchi che assediarono quella che poi divenne la Città dei Martiri, prima di essere abbattuto dall’oblio del tempo. E dell’ignoranza”.

San Nicola di Casole, infatti, rappresenta una delle testimonianze più suggestive del medioevo pugliese, una delle più antiche della civiltà salentina, dove numerosi manoscritti furono copiati nel Medioevo e sede di una prestigiosissima biblioteca fra le più fornite e preziose di tutto l’Occidente ed andata perduta nel corso di una storia impietosa nei confronti di un patrimonio culturale che oggi si trova disseminato fra le diverse biblioteche d’Europa, snodo della tradizione greco-basiliana venuta a contatto con le politiche militari dei normanni, una “piccola Cluny” in terra di Puglia, grazie soprattutto alla produzione letteraria e codicologica, luogo immaginifico che nel corso del XII e XIII secolo ospitò un circolo poetico e fu culla di una grande fioritura artistica e letteraria.

Stefàno parla di “desolazione collettiva per lo stato di abbandono in cui versano i ruderi inglobati nella masseria privata, in cui greggi di pecore sono libere di pascolare”: “Inoltre – evidenzia -, nessun effetto benefico sortì quella ‘finta’ vendita online che pure sembrò, nel lontano 2005, aver risvegliato le coscienze (e le istituzioni locali)”.

“Il mio – conclude - è un appello al fine umanista, che so avere certamente a cuore la situazione di Casole, con l’augurio che si possa superare questo impasse per salvare un prezioso documento architettonico, storico e artistico della storia dell’uomo. O ciò che di esso è sopravvissuto al tempo, alla storia, alle distruzioni. E anche all’ignoranza”.

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