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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Tre ricercatori leccesi al Polo Nord per studiare l’alternanza luce-buio

Il team di salentini sta conducendo esperimenti e studi di notevole interesse scientifico nella base artica italiana in Norvegia. Un progetto didattico racconterà le loro scoperte e l'influenza crono-biologica sulla vita degli scienziati e dell'ecosistema polare

NY-ÅLESUND – Cosa accade agli esseri umani quando il sole non sorge per sei lunghi mesi? O, viceversa, quando non tramonta affatto? E come vivono gli animali questi periodi prolungati in cui la luce e il buio divengono una presenza costante? Un’equipe di ricercatori molto speciali sta cercando di rispondere a questi e a molti altri interrogativi in uno dei luoghi più affascinanti e meno ospitali del pianeta, le isole Svalbard, un piccolo arcipelago situato nel mare artico a 1000 chilometri dal Polo Nord. A parlarcene è Vittorio Pasquali, team leader del progetto, ricercatore leccese all’università La Sapienza di Roma.

Come nasce l’idea alla base dello studio?

“Tutti noi siamo abituati a un giorno astronomico in cui luce e buio s’alternano con frequenza scandendo la nostra giornata in 24 ore. Non solo la nostra ma anche quella di animali e piante. Il condizionamento di quest'alternanza è tale che quando ci capita di lavorare in turni di notte o di fare un volo intercontinentale, ne accusiamo gli effetti (sonnolenza, stanchezza generalizzata) per alcuni giorni. Esperienza che alcuni avvertono anche al cambio fra ora legale e solare. Lo scopo della missione è quello di comprendere la risposta fisiologica a tali stimoli.”

Perché proprio le isole Svalbard?

“Vi sono dei luoghi dove l'alternanza luce-buio è assai diversa e, in alcuni, quasi assente, come nelle regioni artiche e antartiche dove il fenomeno è misurabile in due semestri. Habitat rigidi sia per l’uomo che gli animali. Questi ultimi, però, non vi si possono sottrarre con la medesima capacità di adattamento dell’essere umano. La scelta dell’arcipelago è stata dettata sia per la sua vicinanza al Polo Nord, e quindi alle condizioni che ci interessavano, sia per la presenza di un’importante e attrezzata base scientifica del Cnr “Dirigibile Italia.”

Un nome che rende omaggio a una vicenda e a dei personaggi eroici…

"Il legame degli italiani con le isole norvegesi affonda le radici negli anni delle grandi esplorazioni geografiche e dell’avvento dell’ingegneria aeronautica. Umberto Nobile, generale della Regia Aeronautica, iniziò la sua esperienza polare nel 1926, progettando e guidando il dirigibile di Roal Amudsen, il Norge, in quella che fu definita “una delle più grandi imprese d’esplorazione polare”. Nel ’28 Nobile volle proseguire le ricerche ma il rientro, stavolta, venne funestato da pessime condizioni metereologiche. Il dirigibile Italia precipitò sul pack e l’equipaggio, quasi tutto italiano, subì gravissime perdite. L’odissea terminò dopo quasi due mesi grazie a un radioamatore russo che riuscì a intercettare l’SOS di Nobile. Presso la base artica un monumento ricorda l’impresa e le 17 vittime tra cui anche alcuni dei soccorritori.”

Nell’equipe italiana ci sono altri due salentini, di cosa si occupano?

"Nel progetto sono impegnati anche i ricercatori dell'Università del Salento Genuario Belmonte e Giorgio Mancinelli i quali, grazie al lavoro sul campo e ai campioni che raccoglieranno nel corso della missione, potranno approfondire gli aspetti relativi al comportamento degli invertebrati che colonizzano i laghi e gli stagni artici e all'ecosistema in cui vivono.”

Al latere del progetto principale, Pasquali ha portato in Artide altri progetti di ricerca. Uno sarà incentrato sull’osservazione della radiazione cosmica e sulle origini dell’universo. L’altro, a cui lo scienziato leccese tiene molto, riguarda proprio la divulgazione dei risultati della spedizione italiana ma anche, e soprattutto, l’epopea delle conquiste italiane in Artide e la fondazione della base di Ny-Ålesund.

"Inoltre – conclude Pasquali – racconterò l'Italia della "scienza" e degli scienziati: i progetti che le nostre Università ed enti di ricerca stanno conducendo in Artico, la quotidianità di chi per passione e amore della conoscenza non esita a soggiornare in luoghi inospitali dalle condizioni  climatiche estreme.”

L'esperienza artica di Pasquali, documentata con foto, video e altro materiale, diventerà un racconto/conferenza che sarà proposta nelle scuole capitoline e, ci si augura, anche in quelle salentine.

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