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Cultura

"Vuoto a perdere": Manlio Castronuovo e l'omicidio Moro

Un vero caso letterario è il saggio a cura di un consulente finanziario appassionato della vicenda che ha cambiato e sconvolto l'Italia: il risultato è un lavoro documentato e ricco di validi spunti

Un libro, un sito web di approfondimento ed un blog sul "caso Moro": non è solo un testo integrante che ruota attorno all'affaire Moro, ma un vero e proprio diario, fatto di preziosi strumenti che lo arricchiscono. "Vuoto a perdere" è un vero e proprio viaggio, affascinante dentro una vicenda, ancora ricca di zone grigie, che ha cambiato la storia d'Italia: a firmarla non è uno scrittore, un giornalista d'inchiesta, né un documentarista, ma un consulente finanziario brindisino, Manlio Castronuovo, per la Besa Editrice.

Ma l'essere non un "tecnico" del settore, ma un preparatissimo e documentato appassionato del tema, mosso dalla voglia di investigare e comprendere quella vicenda, non comporta una riduzione qualitativa del testo, anzi l'accresce decisamente, facendone un prezioso riferimento per la bibliografia del caso.

Singolare anche la stesura stessa del libro, che non può considerarsi il solito libro: è strutturato in moduli contenutistici di facile lettura ed utilizza un linguaggio essenziale, che semplifica la comprensione. Partendo dalla cronaca fornisce un quadro completo e super partes degli avvenimenti, con l'obiettivo annunciato di aiutare il lettore a porsi le giuste domande, per formulare un giudizio personale su come sono andati i fatti. Diversi i giudizi positivi sull'opera, immancabili anche le critiche da chi si percepisce "minacciato" da questa brillante invasione di campo.

"Sono un appassionato ricercatore indipendente - afferma Manlio Castronuovo sul suo spazio web -, libero dalle lobbies editoriali e dagli interessi di partito. Non mi interessano gli scoop ma amo lo studio e la condivisione delle proprie analisi. Come mai ho deciso di scrivere un libro impegnativo e che riguarda una materia apparentemente di competenza di categorie cui non appartengo e rispetto alle quali non mi riconosco? Semplice. Quando Aldo Moro fu rapito avevo solo 12 anni, ma l'evento mi colpì molto e, soprattutto, capii che quello che stava accadendo era davvero qualcosa che avrebbe cambiato l'Italia".

Negli anni successivi, così Castronuovo ha iniziato ad informarsi, a raccogliere testimonianze, sulla base di una domanda: "Perché un gruppo di giovani non troppo più grandi di me aveva deciso di rapire un personaggio così importante e perché poi non furono in grado di trovare una soluzione migliore all'uccisione". In oltre 20 anni, Castronuovo ha divorato ogni lettura sulla vicenda, conoscendo ed ascoltando le persone che, a vario titolo, hanno avuto qualcosa da raccontargli su quella tragedia. Il tutto senza tesi "preconfezionate" o "ipotesi fantasiose".

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