"Premio Matroneo": concorso fotografico ad Andrano
Quando ho avuto l’incarico di scrivere questo articolo ho pensato, come prima cosa, che non avevo tempo. Poi mi sono chiesta se fossi all’altezza. Di questi due periodi, il primo appartiene al concetto di società liquida, mentre il secondo no. Eppure sono seduta qui alla scrivania a battere le dita sulla tastiera, a guardare le parole che aumentano, che sono ognuna un passo verso la meta: finire questo articolo. Si può vivere pensando alla fine delle cose? Ma non c’è nemmeno il tempo di pensare alla fine delle cose.
Quindi come si vive? Ma non c’è tempo di chiedersi come si vive. Qui ed ora sono già concetti obsoleti. Bisogna anticipare il qui ed ora, se vogliamo cavalcare l’onda di questa società. Non essere alla moda, ma anticipare la moda, perché quando arriva è già out. Cadere nel vortice che ci circonda non è cosa di cui possiamo renderci conto, perché ci siamo già.
Siamo già nello schema mentale in cui l’oggetto costituisce il soggetto, dove proprio le cose ci tradiscono, e cambiano prima che possiamo rendercene conto, e agire –o almeno sperare di vivere- coscientemente. In questo susseguirsi di stimoli non conosciamo più il gusto vero del cibo, perché non lo coltiviamo. Abbiamo perso familiarità con la mimica facciale, col linguaggio non verbale, perché siamo chini sui display. Non sappiamo cosa proviamo, perché non abbiamo parole per definirlo. Come tutto ciò che non viene praticato, si dimentica. E così l’uomo non pratica l’essere umano, l’esperienza passata, l’emotività.
I sentimenti che hanno bisogno di tempi lunghi, come soggetti a una forza centrifuga, si adagiano alla periferia del corpo, appena sotto la pelle, e restano fino all’arrivo di una ferita. Allo stesso modo, tutto ciò che si trova ai margini, conserva uno scheletro puro, un’impalcatura di significato essenziale che altrove è stato spazzato via. È sempre dai margini che viene la rivoluzione. Da quei luoghi in cui c’è talmente poco che ci si può permettere di essere se stessi nella propria bruttezza, nella propria verità. Dove c’è abbandono, è l’istante prima della rinascita. È negli angoli delle fabbriche abbandonate che regna il silenzio, quello che spezza le inerzie del rumore. È nei ritagli di luce tra le case di un borgo spoglio che possiamo percepire la nostra ombra. Nella ricerca di queste definizioni sta quel limen rappresentato dalla periferia.
Se penso alla parola “periferia” mi viene in mente la mia terra. Penisola della penisola, contiene nella sua natura fisica questo concetto. Dietro a questo termine, i simboli che lo compongono, e le opportunità che nasconde.
Per il quarto anno di seguito l’Associazione Pro Loco di Andrano propone il Concorso Fotografico Premio Matroneo, un evento che di anno in anno cresce per prestigio e partecipazione.
Per la SEZIONE#1 del concorso la foto è a tema a scelta tra i seguenti:
TEMA A Atrofia Sociale: Viviamo l’inaridimento delle relazioni umane in una società liquida che toglie nutrimento alla complessità dell’individuo e delle sue interazioni, disorienta e disgrega ogni punto di riferimento. Il fotografo proponga una visione personale sul tema.
TEMA B SubUrban: “Amo la periferia più della città. Amo tutte le cose che stanno ai margini” (Carlo Cassola). Un focus sulle sfaccettature del tessuto urbano, sulle parti celate e poco evidenti delle città, sui contrasti e contraddizioni delle periferie.
Il premio include un’altra sezione che unisce fotografia e parola, poiché l’autore degli scatti li dovrà accompagnare con una breve descrizione.
SEZIONE #2 PROGETTI
Nella Sezione Progetti è possibile proporre set di foto che condividano un elemento comune: progetti fotografici, portfolio tematici, fotoreportage, storyboard (sequenze di immagini che raccontino una storia). Assieme alle foto, l’autore dovrà scrivere una breve descrizione del suo progetto.
Grazie al digitale il mondo della fotografia si è totalmente rivoluzionato. Certo, gli apparecchi professionali e semiprofessionali sono ancora molto costosi, ma in definitiva più abbordabili anche grazie alla semplicità d’uso. Il concorso è aperto a tutti, professionisti e non. Bisogna stare attenti però a non cadere nella trappola: ciò che viene facile non sempre sta venendo bene.
A tal proposito cito Eugene Smith: “A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?”.
Giulia Guida